L’origine della simbologia dell’agnello e del capro

Perché il caprone è in antitesi all'Agnello?

La simbolica dellAgnello deriva dallantica consuetudine di sacrificare un capro o un agnello alla divinità. I primi cristiani videro in questa usanza una prefigurazione del sacrificio di Cristo. La raffigurazione di questo animale fu adottata per simboleggiare sia il sacrificio che la vocazione di Cristo, in quanto Gesù fu l’unico capace di offrire a Dio Padre un atto di riparazione perfetto. Il tema iconografico dell’adorazione dell’Agnello nasce dal libro di Giovanni, che descrive il Messia come segue:

Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono.

In antitesi all’iconografia dell’Agnello, con il passare del tempo, nacque la simbologia satanica del capro. Ma dietro l’antagonismo di queste di figure simboliche si nasconde molto altro…

 

I sacrifici umani

 

Diversamente da quello che si crede, la pratica del sacrificio umano è stata largamente diffusa per un tempo lunghissimo, in gran parte del mondo, ma le ragioni che si nascondono dietro questi macrabi riti sembrano essere sempre le stesse, come vedremo a breve

 

Affrontare un argomento del genere richiederebbe un lunghissimo approfondimento. Ma noi cercheremo di semplicare al massimo i legami tra l’antica e crudele pratica dei sacrifici umani fino all’attesa di un Messia che si sostituisce a qualsiasi altro sacrificio per portare a compimento la Storia della Salvezza. Questo perché il discorso sull’iconografia dell’Agnello in antitesi al capro richiede prima delle premesse per poter essere compreso in minima parte.

 

L’ira degli Dèi

 

Da sempre l’uomo cerca di placare l’ira degli Dèi con sacrifici umani. Più il sacrificio era sofferto e maggiormente lo si riteneva adatto per placare il dio ostile o indifferente alla comunità. I sacrifici considerati più degni erano solitamente quello di una vergine o di un bambino, anche se in circostanze diverse il sacrificio umano poteva richiedere altri tipi di soggetti. Un esempio particolarmente topico lo troviamo nel libro dei Re, quando il profeta Elia combatte il culto del dio Baal. Interessante è notare che Baal, una divinità siro-cananea e fenicia, era considerata il padre del genere umano e il nome significa letteralmente “Signore” o “Signore della Terra“, inteso come padrone degli uomini o capo degli déi. Si tratta di una figura che ha molte corrispondenze con la figura di Lucifero, il principe di questo mondo. E nonostante il suo culto non fosse l’unico che prevedesse sacrifici umani, indubbimante quello di Baal fu più importante perché entrò in forte antagonismo con quello del Dio di Israele. Inoltre, l’ossessione dei sacrifici umani indusse gli antichi romani a combattere i seguaci del dio Baal, mettendo così fine a un culto a dire poco sanguinario.

 

Il sangue è vita?

 

Il cuore era considerato l’organo da cui scorgava la vita, per questo la covinzione che nutrirsi del cuore equivalesse ad assimilare la forza della vittima era onnipresente in gran parte delle culture del mondo

 

Un’altra ragione legata ai sacrifici umani riguarda la credenza secondo cui il sangue conterrebbe l’energia vitale di un essere vivente. In molte culture bere il sangue di una vittima sacrificale equivale ad assimilarne la vita. Questa credenza si lega alla spasmodica ricerca dell’immortalità o della possibilità allungare la propria esistenza terrena. Dunque, oltre all’offerta al dio ostile si nasconde anche la covinzione che il sangue della vittima sacrificale abbia in sé un valore aggiunto.

La vita è opera degli dei; con il loro sacrificio ci diedero la vita […]. Essi forniscono il nostro sostentamento […] che nutre la vita ~ Henry B. Nicholson, (in) Handbook of Middle American Indians, University of Texas Press, 1971, pp. 402.

Anche nella cultura azteca, lontanissima da quella del vecchio continente, esisteva la stessa convinzione riguarda i sacrifici umani: placare gli dèi e nutrirsi del sangue delle vittime. Questo avrebbe prolungato il tempo concesso agli umani. Su questa convinzione dei popoli amerindi e sulla fine del cosiddetto calendario Maya, alle fine del XX secolo nacque la convizone – di deriva new age – che effettivamente il mondo potesse finire, per poi rinascere, dopo il 2012.

 

Lo stravolgimento dei simboli cristiani, dall’Agnello al capro

 

Il grande caprone è un dipinto del pittore Francisco Goya, realizzato nel 1797-1798 e conservato al Museo Lázaro Galdiano di Madrid. Lo scopo era mostrare la sottocultura satanica associata alle streghe, ma in realtà tale figura era in voga tra gli intellettutali del tempo

 

Così come altre figure simboliche, anche il caprone associato all’Avversario, deriva da simboli cristiani rielaborati in modo diametralmente opposto. Prediamo ad esempio la croce rovesciata, inizialmente simbolo associato all’apostolo Pietro, che fu martirizzato e crocifisso a testa in giù, ma che con il passare dei secoli diventò, invece, un simbolo anticristiano. Oppure l’occhio di Dio all’interno di un triangolo equilatero, simbolo derivato dalla teologia tomista, nell’era moderna diviene uno dei simboli della Massoneria. L’occhio divino, di per sé simbolo di giudizio e sentenza, spesso inteso in modo negativo, è tuttora percepito come un riferimento a una realtà sotterranea oligarchica che ci osserva e il trinagolo allude non più alla Trinità di Dio, ma piuttosto alla piramide sociale e a possibili percorsi esoterici.

 

Il Bafometto

 

Nel caso della figura del caprone, dunque si allude anche al noto Bafometto, che racchiude in sé sia simbologie pagane che luciferine. Inoltre, in tale figura abbiamo una sintesi di ciò che non si accetta del Cristianesimo. Il caprone, essendo un dio ‘adulto’ rispetto all’Agnello, è in antitesi al prediletto Figlio di Dio (Lc 9, 35). Gli esemplari di capra adulti sono noti per essere animali aggressivi, pronti a colpire per difendersi anche qualora non sia presente una reale minaccia. Gesù è il Dio che per offrire un’immagine perfetta di Dio Padre si lascia prevaricare piuttosto che difendersi. Questo è tuttora qualcosa che induce molti a non preferire un Dio sempre dalla nostra parte, che propone l’amore incondizionato anche per coloro che non se lo meritano. Ma piuttosto un essere divino forte e capace di offrire davvero il potere di vincere gli altri.

 

Il dio prevaricatore

 

Sacrificare i bambini per placare il dio ostile, come avveniva nel culto di Baal, era la pratica più crudele, in seguito ripresa da correnti religiose luciferine posteriori

 

Per i primi cristiani Gesù è il «Nuovo Adamo», perché in antitesi al primo dei Figli di Dio: il capostipite dell’umanità. Cioè, Adamo che con il suo peccato divese gli uomini nella Stirpe Santa di Set e nella stirpe malvagia di Caino. Genesi 6, 1-5 allude al momento in cui la prima stirpe santa inizia a estinguersi, unendosi a quella di Caino. Dunque, Adamo, in nome del proprio ego si fa forte per combattere Dio, divenendo il primo antidio. È il dio adulto che si oppone al Genitore Divino da cui ha origine. Gesù, al contario è il mite Figlio di Dio che si fa sconfiggere per un fine più grande: essere totalmente in comunione con Dio Padre. Esso desidera cieli nuovi e terra nuova. Cioè, un mondo non più del principe di questo mondo, ma veramente a immagine e somiglianza del Mite Agnello. Se ne può dedurre che il portatore dello Spirito di Dio che si ribellò a Dio Padre, non si altri che Adamo, capostide dei Figli di Dio e Signore della Terra, oltre che padre dell’umanità. Adamo e gli altri Elohim che lo hanno seguito nella sua guerra contro l’Onnipotente coincidono con le divinità ostili che l’uomo ha, invano, cercato di placare con i sacrifici umani.

 

Conclusione: chi si nasconde dietro l’Agnello e il Capro?

 

Dio che si offre al posto dell’uomo, come sacrificio perfetto e ultimo, fu uno degli aspetti più rivoluzionari del Cristianesimo

 

Agnello e capro sono due simboli che alludono a due diversi Figli di Dio. Il primo è Adamo che si ribellò a Dio. E il secondo è Gesù che fece la volontà del Padre fino alla morte di croce. Il primo è proprietario dell’umanità discendente di Caino (noi tutti). Dunque, colpevole del peccato d’origine. Mentre il secondo è il Figlio di Dio che ripara al peccato del primo. Esso ci propone di entrare a far parte della famiglia divina. Tutto questo per merito del Suo Sacrificio perfetto, perché Gesù è innocente ma disposto a donarsi a noi tutti, spontanemente. Non c’è dubbio, un dio forte e prevaricatore non agisce nellinteresse dell’umanità. Gesù, al contrario di Adamo, è il Figlio che ci offre gratuitamente leternità. Si parte dalla condizione di figli adottivi di Dio con il Battesimo, in attesa di una Resurrezione della carne.

 

 

 

 

 

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