L’orrore cosmico di H.P. Lovecraft ha terrorizzato generazioni di lettori con la visione di un universo indifferente od ostile, popolato da entità aliene e mostruose. Ma e se l’orrore che Lovecraft descriveva non fosse una semplice invenzione, ma una sconvolgente intuizione di una verità sul mistero del male molto più profonda? Come emerge dalla Genesi Biblica di don Guido Bortoluzzi e dalla narrazione de La storia del Figlio – Le origini del male, dove riassumo tutta la protologia di Bortoluzzi e Giacobbi, forse Lovecraft aveva intuito qualcosa di profodamente vero e sconvolgente per un uomo dei suoi tempi: Lovecraft e l’ibridazione della specie umana.
Lovecraft e il terrore dell’ibridazione

La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto. ~ Supernatural Horror in Literature
Al centro di molti racconti di Lovecraft c’è una paura viscerale per l‘ibridazione e la degenerazione. Che si tratti degli incroci tra esseri umani e le creature marine di The Shadow over Innsmouth o della corruzione di una stirpe familiare, come ne L’orrore di Dunwich, il terrore emerge quando le linee tra le specie si sfumano, portando a una caduta fisica e morale irreversibile. Quella di Lovecraft era una paura atavica, un terrore per il “diverso” e per la contaminazione, che lo portò ad abbracciare idee estreme di razzismo ed eugenitica, purtroppo molte diffuse nel mondo anglosassone del XIX secolo.
I limiti della mente umana
Eppure, Lovecraft, pur essendo un genio, viveva in un‘epoca che non aveva gli strumenti scientifici per spiegare questo fenomeno in modo preciso. Descriveva l’orrore come una minaccia esterna, un’aberrazione che minacciava l’umanità dall’esterno, senza poterne dare una spiegazione logica e chiara, alimentando, così, tutta la sua narrazione horror basata sul Cosmicismo. L’umanità combatte contro una degenerazione psicofisica e biologica inevitabile, che la condurrà verso un futuro di eterna aberrazione. La sola consapevolezza di questa verità, porta l’uomo alla follia.
Un orrore che nasconde una verità inaccettabile

L’umanità non è l’apice dell’evoluzione. Ci sono stati altri esseri prima, e ne verranno altri dopo, e il loro passaggio sarà segnato da abomini e distruzioni. ~ Il richiamo di Cthulhu
È qui la prospettiva offerta da La storia del Figlio – Le origini del male, opera letteraria finalizzata a riassume le conseguenze teologiche del libro di don Guido Bortoluzzi, l‘ibridazione e la degenerazione non è una minaccia futura, ma un fatto già accaduto, l‘origine stessa della nostra specie. In estrema sintesi, la stirpe cainita, detta anche “figli degli uomini”, è il risultato di un incrocio che ha creato un’umanità imperfetta, dominata da istinti di prevaricazione e limiti psicofisici che minano il discernimento e condizionano tutta la storia umana. Ovvero, la cosiddetta “concupiscenza”: la natura ferita del genere umano. Questo evento è così profondo da essere stato tramandato dalle diverse tradizioni religiose con il mito della Gigantomachia e, più in generale, di esseri divini che si uniscono a loro discapito con esseri bestiali, come nel noto Genesi 6. La perfezione biologica e spirituale perduta dopo un peccato primordiale, che porta l’estrema conseguenza dell’ibridazione tra la stirpe di Caino e quella di Set, come ho spiegato nell’articolo in questione.
Il Vaso di Pandora Svelato: Lovecraft e l’ibridazione

Il fulcro di questa analisi risiede nel riconoscere che Lovecraft, nel suo orrore per l’ibridazione, stava in realtà descrivendo a modo suo le ferite del peccato originale. Le sue paure non erano proiezioni infondate, ma un‘intuizione di un orrore che era già dentro l‘umanità, un’eredità genetica e spirituale che ci viene chiarita della Genesi Biblica con le sue rivoluzionarie chiavi di lettura del testo biblico, attraverso un’analisi che trova sconcertanti conferme nell’ambito della genetica e di tutta la scienza.
Soccombere alla paura
Mentre Lovecraft si confronta con il mistero del male e finisce per diventare parte di quel male, soccombendo al nichilismo. Nella Storia della Salvezza ci si confronta con il Male, ma lo si riconosce, gli si dà un nome e una precisa dimensione. Lovecraft ha aperto il vaso di Pandora descrivendo l‘orrore di un mondo che sta degenerandosi. Ma la verità sulla stirpe divina scomparsa con l’ibridazione della stirpe umana e animale, ci svela che tale fenomeno è già accaduto. Si tratta di qualcosa che Lovecraft non poteva accettare senza conseguenze, sublimando le sue paure non soltanto con le sue speventose narrazioni. Ma associandole a tutto ciò che percepiva come “diverso”.
Il Dio ostile

A volte mi domando se il mondo intero non sia una macabra burla, un sogno febbrile e folle di un Dio impazzito. ~ Dagli scritti di Lovecraft
Lovecraft osserva con grande attenzione la realtà umana e non può che trarne una conclusione spaventosa: il mondo non ha una finalità in favore dell’uomo. Ma tutto fa pensare che la realtà sia governata da poteri ed entità malvagie che attendono la nostra dissoluzione. Questo porta Lovecraft ad un rifiuto del Cristianesimo, che propone il Bene in un mondo dove non ce n’è traccia. I cristiani del suo tempo hanno una visione troppo limitata della realtà e non possono formulare risposte convincenti per un mente così geniale. Il nichilismo è, quindi, una conseguenza logica per Lovecraft. Anche se la complessità del cosmo avrebbe dovuto indurlo a credere in una realtà dove nulla è accidentale.
L’altro dio…
Ma allora come conciliare questo male cosmico con una realtà divina? La possibilità che via sia un’entità malvagia che ha plasmato parte della nostra realtà, secondo la propria indole prevaricatrice, come ipotizzò Lovecraft allude al “principe di questo mondo” che il Cristanesimo non ha saputo mettere correttamente a fuoco. È lui il dio ostile che brama la disfatta dell’umanità, ma che non è la Causa Ultima del cosmo. Pertanto, sussistono sia l’Orrore Cosmico percepito da Lovecraft che la possibilità di una Redenzione. L’uomo degenerato dagli istinti di prevaricazione, alla base di molti orrori presenti anche nelle narrazioni di Lovecraft, come il Ciclo di Cthulhu. L’uomo può trovare conforto nella consapevolezza che sia nel Male che nel Bane la realtà ci supera enormemente.
Conclusione
In definitiva, Lovecraft pur senza strumenti scientifici e protologici, osserva l’abisso del male umano e intuisce qualcosa di terribilmente agghiacciante. Ma l’incapacità di saper affrontare fino in fondo questo «mysterium iniquitatis» lo allontanò dalla speranza e dalla fede. Il suo nichilismo non fu semplice ateismo, ma il rifiuto di un orrore inconcepibile anche per un maestro dell’horror così geniale. Infatti, alla possibilità di un dio malvagio è preferibile l’ateismo. E forse Lovecraft non fu veramente ateo come cerchò di egli stesso di convicersi.