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“Animali posseduti”: la paura ancestrale per i mangiatori d’uomini

Quando il sadismo animale nasconde qualcosa che la mente umana non può accettare

by Alex Pac
11 Novembre 2025
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“Animali posseduti”: la paura ancestrale per i mangiatori d’uomini
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Nel corso della storia umana si è sempre testimoniato che gli “animali posseduti”. Cioè, che alle volte assumevano un comportamento sadico e innaturale che li spingere a uccidere gli esseri umani non per mera sopravvivenza. Ma per mero sadismo. Un sadismo intellegente, con comportamenti semplicemente impossibili per quel tipo di specie. E nessuno faticava a credere che dietro tali stermini ci fosse qualcosa di profondamente inspiegabile sul piano umano. Negli ultimi secoli, soprattutto nel secolo scorso, si è assitito a dei casi di efferata violenza da parte di “animali posseduti” che gli studiosi ancora oggi non riescono a spiegare.

 

Leoni del Tsavo: La crisi del razionalismo (1898)

 

Animali posseduti, Spiriti nelle tenebre
Nell’ottimo film di Stephen Hopkins, Spiriti nelle tenebre, la stora viene ricostruita piuttosto fedelmente, mettendo in luce l’eccessivoo sadismo e l’incredibile intelligenza dei due mangiatori di uomini

 

L’episodio si svolge nel 1898, lungo il fiume Tsavo, nell’attuale Kenya. Il vero conflitto non è tra uomo e animale, ma tra due opposte volontà:

Categoria analitica Dettaglio Cruciale Implicazione Protologica / Anomalia
Periodo di attività Marzo – Dicembre 1898. Circa 9 mesi di terrore sistematico. La durata prolungata dell’attacco (9 mesi) è l’elemento che trasforma l’incidente in una guerra di usura. Il male agisce con la tenacia necessaria per assicurare il fallimento del progetto.
Vittime totali 135 morti (cifra di Patterson, il “numero del terrore”). L’analisi scientifica riduce a 35-40 le vittime consumate. La discrepanza indica che l’obiettivo non era solo la nutrizione. Le vittime in eccesso sono la prova di un massacro sadico o di sacrificio anomalo finalizzato a diffondere il panico e annientare la volontà.
Contesto rilevante Cantiere della Uganda Railway (Kenya). Il progetto simboleggia l’Hybris dell’Impero Britannico: imporre la linea retta della Ragione su una terra selvaggia. I leoni attaccarono la Forza Produttiva (gli operai). L’attacco al cantiere è l’Annientamento del Potere che cerca di radicarsi, una Nemesi contro la tracotanza umana.
Comportamento anomalo I leoni erano due maschi senza criniera (un’ulteriore anomalia genetica). Attaccavano quasi esclusivamente di notte, scavalcando le bome (recinzioni) con intelligenza tattica. La loro assenza di criniera li rende atipici (Genoma Malato). L’attacco tattico e notturno e il superamento delle difese dimostrano un’intelligenza operativa che va oltre l’istinto predatorio.

L’esecutore della Nemesi

 

  • La volontà umana (la ferrovia): Il progetto è la costruzione della Uganda Railway, soprannominata all’epoca “The Lunatic Express”. Questa ferrovia è l’incarnazione fisica della ragione illuminista e del dominio tecnologico che l’uomo occidentale tenta di imporre su una terra ancora primordiale. Il suo scopo è annullare la distanza (lo spazio) e sottomettere il tempo (la logistica) alla volontà di profitto e controllo coloniale. È un atto di orgoglio prometeico.
  • Le Vittime: Non sono coloni armati, ma la forza produttiva (migliaia di operai indiani e locali) – l’estensione fisica e vulnerabile di quella volontà di dominio.
  • La volontà incontrollata di uccidere: Il Tsavo è una terra aspra, calda e spinosa, un paesaggio che non vuole farsi domare. I due maschi senza criniera (un’ulteriore anomalia genetica) emergono come esecutori di un giudizio. La loro azione non è una semplice caccia, ma una caccia all‘uomo.
  • Rifiuto del facile: I due leoni non avevano motivo biologico per specializzarsi nell’uomo. L’uomo è ben più pericoloso e meno calorico di qualsiasi altra preda reperibile nella fauna africana.
  • Azione notturna e tattica: Gli attacchi avvenivano quasi esclusivamente di notte, con i leoni che scavalcavano o si infiltravano attraverso le bome (recinzioni spinose) e agivano con una pianificazione che sfidava l’istinto animale. Il loro obiettivo era il cuore logistico dell’accampamento.
  • Anomalia sadica: Le testimonianze suggeriscono che le carcasse umane venivano consumate solo parzialmente o lasciate come monito vicino al cantiere, rafforzando l’idea di un attacco al morale e al potere umano più che alla fame.

 

Una conclusione sconcertante

 

I Leoni del Tsavo non sono semplici animali mangiatori di uomini. Sono la manifestazione violenta della resistenza primordiale contro l’hybris del razionalismo umano. L’attacco sistematico alla forza produttiva rappresenta l’annullamento della possibilità che la volontà umana si radichi. È l’ambiente stesso, plasmato dal male che li guidava, che si ribella al progetto di civilizzazione o di ordering umano, usando due esemplari di leoni anomali mossi dal puro sadismo. La tesi sposata da alcuni studiosi è che i due leoni avevano, per motivi sconosciuti, i denti e mascella danneggiate, che li avrebbe portati a cercare prede più adatte alla loro masticazione. Quindi finendo per interessarsi all’uomo. Tuttavia, questo non giustifica le 135 vittime in nove mesi, in gran parte uccise non per fame per puro sadismo. Alcuni dei locali, comprensibilmente, erano convinti che si trattasse della reincarnazione di due stregoni malvagi.

 

Orso di Sankebetsu – L’Ossessione Bestiale

 

Animali posseduti: Orso di Sankebetsu
L’orso non soltanto era ferito, ma non temeva né i fucili né gli uomini che gli davano la caccia. Questo permise la strage efferata, descritta di qui seguito

 

L’attacco di Kesagake, l’orso bruno di Sankebetsu, ben documentata, non fu una caccia prolungata come nel Tsavo, ma un fulmine di terrore concentrato. Il che amplifica la natura ossessiva e non biologica dell’atto.

Dati Cruciali Dettaglio
Periodo del massacro 5 giorni (dal 9 al 14 dicembre 1915)
Vittime totali 7 morti accertate e 3 feriti gravi
Contesto Villaggio di Rokusen-zawa (Hokkaido, Giappone)

La cifra di 7 vittime in 5 giorni è in sé un’anomalia per un singolo predatore. Ma la vera prova risiede nell’assurdità dei comportamenti:

  1. Violazione serializzata e mirata: L’orso irruppe in due case diverse in notti consecutive. Il primo attacco (famiglia Ōta) fu interrotto, ma l’orso non fuggì lontano; attese e tornò sulla scena del crimine la notte successiva, nonostante il pericolo, per completare la sua opera, ma questa volta concentrandosi su un’altra famiglia (Miyake). Non è predazione, è esecuzione metodica.
  2. L‘Attacco alla stirpe (anomalia cruciale): La vittima più simbolica del secondo attacco fu Yayo Miyake, una donna incinta. L’orso la squartò e la consumò parzialmente. L’attacco mirato alla vita in gestazione è un atto che trascende la fame e mira all’annullamento della futura stirpe umana del villaggio, una firma del sadismo ingiustificato di questo animale.
  3. Disprezzo totale per la Nemesi Umana: Nonostante fosse stato ferito in precedenza (due giorni prima, rubando del mais), l’orso non mostrò timore del fuoco, degli uomini o dei fucili. La sua ossessione bestiale era così forte da annullare l’istinto di autoconservazione.

L’Orso di Sankebetsu, quindi, non è un incidente, ma una Nemesi concentrata e ossessiva, dove si manifesta un Male con una brama di distruzione che non ha pari nella logica biologica.

 

Bestia del Gévaudan – La strategia del terrore e il bilancio macabro

 

Animali posseduti, Bestia del Gévaudan
Sono stati fatti diversi film, domunentari, fumetti e romanzi dedicati a questa storia, ma quasi nessuno offre un’ipotesi sulla Bestia che sia convincente rispetto l’eccessivo sadismo di un “lupo anomalo” del Gèvaudan

 

Il periodo di attività della Bestia del Gévaudan non fu un evento isolato, ma una campagna di terrore prolungata che umiliò l’autorità e la scienza del Settecento:

Dati Cruciali Dettaglio / Rilevanza Protologica
Periodo di Attività 3 anni esatti: Da giugno 1764 a giugno 1767.
Vittime Ufficiali Le stime variano, ma le cifre più accettate sono: 100-113 morti accertate e circa 30-50 feriti. Si ipotizza che il totale delle vittime complessive potrebbe ancora raggiungerre i 200 morti.
Frequenza del Terrore In alcuni periodi, si registrava un attacco ogni 3-4 giorni, spesso a diverse miglia di distanza, suggerendo una velocità e un’organizzazione non tipiche di un lupo comune.

L’alto numero di vittime distribuite su un periodo così lungo è la prova che non si trattò di un singolo incidente, ma di un atto di guerra prolungato contro la popolazione francese, un culto del terrore orchestrato che durò due anni.

 

II. Le dimensioni impossibili: L’evidenza di un nuovo genoma?

 

Le descrizioni della Bestia, fondamentali per la tesi dell’ibrido cainide/bestiale o del genoma potenziato, sono coerenti e sorprendenti:

  • Dimensioni: La Bestia era descritta come grande quanto un vitello o un asino giovane, nettamente più grossa di un lupo europeo. Il peso era stimato in oltre 40-60 kg (i lupi comuni raramente superano i 35 kg in quelle regioni).
  • Morfologia Ibrida:
    • Testa e Muso: Enorme, con un muso che a volte era descritto come simile a quello di un levriero, ma molto più largo.
    • Pelliccia: Spesso rossastra o striata/maculata e con una striscia scura (simile a una iena) lungo la schiena.
    • Coda: Lunga e molto più spessa di quella di un lupo, stranamente usata come un’arma.
    • Implicazione: Queste descrizioni suggeriscono una creatura aliena alla fauna locale, un possibile risultato di un esperimento genetico (soprannatutale?) o di una possessione che ha distorto la fisiologia (la manipolazione del male) del lupo. Anche gli abitanti locali, sin dai tempi antichi, erano soliti credere che quando un lupo del genere compariva per uccidere in modo sadico e sfrenato, c’era dietro una volontà maligna che guidava l’animale o che tirava in ballo la stregoneria.

III. Il Sadismo e la tattica rituale: la firma del Male

 

Il modus operandi della Bestia è la prova più forte del sadismo animale e della sua natura manipolata:

  • Uccisione sadica (focus sulla decapitazione): Invece di limitarsi a strangolare o a cibarsi immediatamente, la Bestia si concentrava sulla decapitazione o sulla sfigurazione di volto e testa. Alcune vittime furono ritrovate con la testa completamente staccata o parzialmente staccata dal corpo, un’azione quasi impossibile per la struttura mascellare di un lupo comune. Questo suggerisce l’atto di un esecutore votato alla distruzione simbolica della testa (il centro della ragione).
  • Sacrificio dei fanciulli: La sua quasi esclusiva predilezione per i bambini e le giovani donne (spesso lasciate sventrate ma non consumate interamente) non ha senso ecologico. È la manifestazione di un desiderio rituale che mira all’innocenza e alla stirpe umana, collegandosi direttamente al concetto di sacrificio anomalo.
  • Intelligenza tattica e agilità: La Bestia era incredibilmente difficile da colpire e riusciva a eludere centinaia di cacciatori organizzati. In molti casi, dopo aver aggredito, scompariva in modo inspiegabile. Non si nascondeva, ma scompariva, come se godesse di un’agilità e di un’intelligenza strategica superiore a quella di un animale comune.

La Bestia del Gévaudan, con la sua anomalia fisica, la sua ossessione per il sacrificio dei fanciulli e la sua tattica intelligente, non è un lupo impazzito. Essa appare quasi come la prova che il Male può ottenere “animali posseduti” o “superiori”: controllare creature per uno strumento di terrore, un piacere demoniaco e non per la mera sopravvivenza di una specie. Anche se molti ipotizzano che la Bestia potesse essere un animale giunto da un’altra località lontana, come per esempio una iena, il discorso non cambia il comportamento sadico e volto al massacro che terrorizzò la Francia per ben due anni. Inoltre, la lunga coda usata come arma lascia intendere che ci troviamo di fronte un animale del tutto anomalo.

 

Tigre di Champawat – Il serial killer felino

 

Dopo sette lunghi anni di caccia, l’animale è abbattuto da Jim Corbett nel 1907.

 

Questo è l’esempio definitivo dell’effiecienza della predazione anomala, in quanto si svolge su scala industriale, superando ogni record e trasformando un in un agente di terrore sistematico.

Categoria Analitica Dettaglio Cruciale Implicazione Protologica / Anomalia
Periodo di attività 1900 – 1907. Sette anni di terrore in due nazioni. La tigre iniziò le uccisioni in Nepal (primi 200 morti circa) e fu poi spinta oltre il confine nel distretto di Kumaon (India). La persistenza settennale e la capacità di migrare e ristabilire il dominio sono la prova di una volontà ferrea votata alla distruzione, immune ai confini umani e alla logica della sopravvivenza.
Vittime totali 436 morti accertate. Questo è il record mondiale documentato di vittime per un singolo animale mangiatore di uomini. La distruzione su scala industriale è la manifestazione della massima efficienza sadismo animale. Non è un incidente, ma un massacro metodico, paragonabile a un serial killer umano nella sua produttività.
Contesto rilevante Regione dell’Himalaya (Nepal/India). Un ambiente montuoso e rurale dove l’autorità coloniale e locale si scontrò con una forza inarrestabile, portando al blocco economico e sociale di intere comunità. Il terrore prolungato annulla il potere e costringe intere popolazioni a vivere barricate in casa, distruggendo la vita sociale. È una Nemesi che agisce sulla scala della comunità, non solo dell’individuo.
anomalia fisica (la specializzazione nel male) La tigre fu abbattuta da Jim Corbett. L’esame rivelò che i suoi canini superiori e inferiori destri erano spezzati, probabilmente a causa di un colpo di fucile subito in Nepal. La ferita (il “difetto”) rendeva impossibile cacciare le prede veloci e robuste (cervi, cinghiali). Invece di morire di fame, la tigre si è specializzata nell’unica preda che non deve mordere per immobilizzare e uccidere (l’uomo, attaccato alla gola). Il difetto si è trasformato in una specializzazione selettiva per la distruzione umana.
Comportamento Assurdo Attaccava prevalentemente in pieno giorno e spesso seguiva i sentieri battuti dall’uomo. La caccia diurna è una sfida e una violazione della norma felina, che rafforza l’idea di una missione ossessiva da parte di questo grande felino.

La macchina inarrestabile

 

La Tigre di Champawat è la personificazione del male metodico e implicabile. La sua storia dimostra che un animale è capace non solo di sadismo, ma di auto-ottimizzazione, trasformando i suoi stessi limiti fisici in una capacità specialistica per l’annientamento delle prede umane. È la firma di una forza che utilizza la biologia per raggiungere la massima efficienza distruttiva.

 

Squalo del Jersey Shore – Anomalia del desiderio

 

Animali posseduti, Squalo del Jersey Shore
Lo squalo risalì il fiume Matawan Creek per circa 25 miglia (40 km) nell’entroterra, entrando in acque dolci e salmastre. Le vittime furono ragazzini e bambini: cosa ritenuta impossibile dagli amerricani del ‘900, perché si credeva nel mondo accademico che gli squali non predassero l’uomo. Da questa storia fu ispirato il famoso romanzo: Lo squalo, seguito poi dal noto film

 

Questo caso è il simbolo della rottura dell‘ordine naturale che ignora le leggi ecologiche per perseguire un fine malvagio.

Categoria Analitica Dettaglio Cruciale Implicazione Protologica / Anomalia
Periodo di attività 1 – 12 luglio 1916. Solo dodici giorni di terrore concentrato lungo la costa del New Jersey (USA). La concentrazione temporale è un’anomalia. Il male agisce con la precisione e la rapidità di un fulmine, dimostrando che l’atto non è casuale ma una campagna lampo per massimizzare il terrore.
Vittime totali 4 morti e 1 ferito grave. Il numero basso, ma l’impatto è stato nazionale. Il focus non è sulla quantità (come Champawat), ma sull’impatto simbolico. L’attacco su spiagge americane e in un fiume ha generato un panico che ha bloccato il turismo e l’economia dell’intera costa.
Anomalia ecologica (la violazione assurda) Lo squalo risalì il fiume Matawan Creek per circa 25 miglia (40 km) nell’entroterra, entrando in acque dolci e salmastre. Gli attacchi più noti (e fatali) avvennero proprio nel torrente. Un grande squalo bianco o toro che risale in modo così aggressivo un fiume, abbandonando l’habitat oceanico, è una violazione estrema delle leggi ecologiche e dell’istinto. È l’anomalia dell‘istinto che costringe l’animale a un atto innaturale.
Vittime preferite: I fanciulli Due delle vittime, un ragazzino di 11 anni (Lester Stilwell) e il ragazzo che tentò di salvarlo, furono attaccati direttamente nel torrente (acqua dolce). L’attacco mirato ai fanciulli in un’acqua dove non dovrebbero esistere squali ha la firma del sacrificio anomalo. È un atto di malvagità assurda che cerca l’innocenza nel luogo più inaspettato, rendendo inefficace ogni sicurezza.
Comportamento sadico Lo squalo si mosse tra l’Oceano e il torrente. Si presume che l’animale stesse cacciando attivamente l’uomo, non per errore, e che il risalire il fiume fosse un atto di ricerca intenzionale di bersagli vulnerabili, sfuggendo al contempo alla caccia in mare aperto. Il predatore dimostra intelligenza tattica nel cambiare ambiente per massimizzare la caccia all’uomo. La sua azione è la manifestazione di una volontà di male che supera l’istinto territoriale e biologico.

Il Male senza confini

 

Lo Squalo del Jersey Shore è la prova che l’animale era posseduto da una forza che lo indusse a uccidere soltanto esseri umani nel modo più sorprendente possibile. L’anomalia del desiderio dello squalo era così potente da spingerlo a violare la sua stessa natura (risalire un fiume in acqua dolce) per compiere un atto di terrore e sacrificio contro l’innocenza, rischiando di introdursi in un ambiente dove non avrebbe potuto sopravvivere per molto tempo.

Questo caso è l’emblema di un male che non rispetta i confini (fisici, ecologici, biologici), dimostrando che la possibilità di animali guidati da qualcosa di ben più malvagio dell‘istinto predatorio non sono frutto di leggende. Anzi, è una forza che agisce contro l’ordine stesso della Creazione. Negli USA, prima dello squalo del Jersey Shore si credeva erroneamente che gli squali non rappresentassero una minaccia per gli esseri umani. Il caso dello squalo del Jersey Shore fu un vero e proprio trauma per tutta la nazione. Oggi, al contrario, negli USA si temono moltissimi gli squali.

 

Gustave il coccodrillo – L’orrore primordiale

 

Animal posseduti, Gustave il coccodrilo
Gustave è un coccodrilo del Nilo che per ragioni ancora non del tutto chiarite, ha suerato i 7 metri di lunghezza ed è diventato l’animale più temuto del Centro Africa. Sono stati realizzati anche dei film dedicati a Gustave, tra cui Paura primordiale

 

Gustave non è solo un coccodrillo; è una leggenda vivente del male, un’entità che ha superato i limiti biologici e temporali per diventare un simbolo dell’orrore in Africa. Incarna il predatore apicale, il male predatorio al vertice dell’ecosistema, l’annientamento come affermazione di potere.

Categoria Analitica Dettaglio Cruciale Implicazione Protologica / Anomalia
Periodo di attività Decenni (almeno dagli anni ’80 ad oggi). La sua longevità è anomala, stimata in 60-100 anni, con una taglia che sfida la norma per i coccodrilli del Nilo. La longevità e l’invulnerabilità di Gustave lo elevano da animale a forza primordiale. Il male, in questo caso, è persistente, inarrestabile e quasi immortale, un simbolo della sua resistenza all’opera umana.
Vittime totali Stime conservative parlano di oltre 300 vittime accertate, ma le leggende locali suggeriscono un numero molto più alto. Questa è la distruzione massiva e continua, una produzione del male che non ha pari tra i predatori moderni. Gustave è una macchina di morte organica, un massacro perpetuo.
Contesto rilevante Fiume Ruzizi e Lago Tanganica (Burundi). Una regione nota per la violenza umana, conflitti etnici e instabilità politica. Gustave si nutre non solo di corpi, ma del terrore collettivo. Si dice che sia apparso più frequentemente durante i periodi di guerra civile, come se la sua presenza fosse una risposta alla malvagità umana, una simbiosi tra il male umano e quello naturale.
Anomalia Fisica (L‘immunità del male) Gustave è ricoperto di cicatrici da proiettile, ma è riuscito a sfuggire a innumerevoli tentativi di cattura e uccisione da parte di cacciatori esperti e forze militari. La sua resilienza fisica (invulnerabilità) lo rende un’entità quasi demoniaca. Le cicatrici sono il simbolo del suo superamento delle capacità umane di contrastarlo, un segno distintivo del male che non può essere sconfitto con mezzi convenzionali.
Comportamento sadico (la caccia per piacere) È noto per la sua abitudine di uccidere senza consumare interamente le sue vittime, spesso lasciandole dopo averle afferrate o uccise. Non si nutre solo, ma terrorizza. L’uccisione diventa un atto di potere, un’affermazione di dominio sul più debole. L’assenza di fame come motivazione principale rivela la gratuità del male.

L’ultimo coccodrilo gigante

 

Gustave il coccodrillo è l’incarnazione vivente della predazione senza sosta. La sua esistenza pluridecennale, la sua invulnerabilità e la sua caccia non motivata dalla fame dimostrano che abbiamo a che fare con un coccodrillo del Nilo di dimensioni ben oltre quelle dettate dai limiti della sua specie (oltre i 7 metri). Si ipotazza che Gustave si sia nutrito abbondamente di corpi umani durante la guerra, con una dieta che gli ha permesso di divenire in breve tempo molto più grande dei comuni coccodrilli. Questo, probabilmente, lo ha indotto a fare dell’uomo la sua preda ideale. Dunque, almeno in questo caso non si tratterebbe di un “animale posseduto”, ma la sua caccia implacabile sarebbe il risultato della guerra e dei conflitti. Ergo, una conseguenza indiretta del male perpetrato dall‘umanità.

 

Bujang Senang: Il mistero del dorso bianco

 

Nelle acque torbide del fiume Batang Lupar, in Borneo (Sarawak), vive la leggenda di Bujang Senang, un vorace coccodrillo marino (il Crocodylus porosus) di oltre 5 metri. Non si trattava di un semplice predatore, ma di un’ossessione mortale per gli Iban: il suo terrore, attivo per decenni e culminato con la sua uccisione nel 1992, era alimentato da un tratto distintivo e quasi soprannaturale: una striatura bianca sulla schiena. I nativi credevano che Bujang Senang fosse la reincarnazione maledetta di un guerriero invincibile, Simalungun, trasformato in rettile dopo aver subito un torto. Questa creatura, accusata di oltre una dozzina di attacchi letali, solleva una domanda inquietante:

 

se Bujang Senang era un animale, perché la sua brama omicida era così personale, persistente e selettiva, quasi a seguire una vendetta che travalicava il mero istinto di fame?

 

L’ossessione per la Bestia – Il culto della cacciatore femelico

 

Animali posseduti, Berserk
Il berserkr norreno, il lupo mannaro, l’uomo-giuaguaro delle americhe o il Rakshasa dell’Induismo, altro sono che esseri umani (bestiali?) che riercano “il controllo della Bestia” (o diventare la Bestia), per prevaricare, fare il male o compiere importanti sacrifici per l’entità a cui sono asserviti. Essendo l’uomo una specie ibrida, in parte bestiale, questa ricerca della Bestia è legata alla natura bestiale che noi tutti, volenti o dolenti, ci portiamo dentro

 

L’orrore sistematico non genera solo paura, ma un oscuro fascino e un desiderio di identificazione con la forza distruttiva:

  • Il Berserker: La figura del guerriero Berserker (la cui furia era innescata dall’identificazione con l’orso o il lupo) è la manifestazione più evidente. È il desiderio di abbracciare la natura animale per ottenere una forza distruttiva inumana. L’uomo rinuncia alla ragione per essere Bestia (Tsavo, Sankebetsu).
    • Questo desiderio di sfruttare la forza, strasformandosi in bestie è una ossessione che ritroviamo in molte tradizioni, da quelle dell’Europa fino all’Africa, dalle Americhe fino all’Asia. E per elencare tutte queste tradizioni sarebbe necessario un articolo dedicato.
  • L’Ibrido Umano-Bestiale: In modo particolare, l’ossessione per la Bestia del Gévaudan che si credeva fosse addestrata o ibrida, ha generato in alcuni la venerazione per una creatura capace di sfidare il potere monarchico e divino. L’atto di usare la Bestia per scopi malvagi (satanici o vendicativi) è la manifestazione che si intensificò tra i praticatori dell’occulto e della stregoneria. L’ossessione per la Bestia è anche dovuto al simbolismo dell’Apocalisse di Giovanni.

 

Conclusione: Il culto del Sacrificio innocente

 

Animali posseduti, Mite Agnello
Da Cristo in poi il Mite Agnello che un tempo si sacrificava durante la Pasqua ebraica o in altre cerimonie, anche non legate alle tradizioni abramitiche, è il vero volto di Dio Padre: Colui che mai prevarica. Il sacrificio dell’Innocente è, dunque, profondamente blasfemo

 

Come avevamo già in parte spiegato nell’articolo “L’origine della simbologia dell’agnello e del capro”, nel Satanismo attivo ai sacrifici umani esiste una precisa finalità: ripetere il Sacrificio dell‘Innocente: la morte di Abele. Si tratta di una sorta di vendetta da parte degli Esseri Divini a spese dei figli degli uomini (Caino fu un bruto, una bestia, che uccise per primo un Figlio di Dio: Abele). Gli “animali posseduti” svolgono la stessa funzione. L’attacco mirato ai fanciulli (Gévaudan, Jersey Shore) e l’uccisione per piacere (Leoni del Tsavo, Orso di Sankebetsu) vengono interpretati, in determinati ambienti, come un’offerta gradita a forze oscure. La Bestia diventa il sacerdote organico di un culto del dolore.

  • Vendetta sacrificale: In alcune culture, la Bestia viene venerata come l’agente della punizione divina o ambientale, la Nemesi che punisce l’Hybris umana (Tsavo). L’uomo accetta la distruzione come un sacrificio necessario per placare la Bestia/Demone.

 

Il riconoscimento del non-naturale

 

L’uomo pre-moderno o rurale (i cacciatori di Sankebetsu, i contadini del Gévaudan, le tribù africane) non aveva una spiegazione scientifica per tutti i fenomeni naturali, ma possedeva una profonda conoscenza del mondo naturale, incluso quello animale. Pertanto, quando avvenivano casi come quelli che abbiamo in gran parte elencato in questo articolo, non c’era alcuna difficoltà nel riconoscere nel comportamento anomalo o impossibile di alcuni animali – che si votavano allo sterminio umano –, qualcosa di soprannaturale.

L’uomo moderno, al contrario, imprigionato nella visione orizzontale, si rifiuta di accettare qualsiasi anomalia che non rientri nei suoi “schemi scientifici”:

  • Le scuse assurde: Di fronte al fenomeno anomalo (Tigre di Champawat, Gustave, Gévaudan), la scienza e i media si affannano a trovare spiegazioni riduttive e spesso ridicole:
    • Esempio: I leoni del Tsavo erano assetati (nonostante fossero vicino a un fiume) o avevano i denti malati (ignorando la loro strategia a lungo termine). La Bestia del Gévaudan era “solo un lupo eccezionalmente grande”. Lo squalo del Jersey Shore ha “sbagliato strada”. Tutto questo in nome di un razionalismo che spesso è ben lontano dall‘essere oggettivo. La realtà può sempre contenere in sé spiegazioni più infinitamente complesse, in un mondo dove non tutto si spiega con la sola ragione umana. Pensarla così non siginifica essere creduloni o superstiziosi, ma solo aperti a scenari che non sempre possono essere spiegati in modo “convenzionale”.

 

Se siete interessati ad aproffondire alcune di queste storie vi consiglio l’ottimo canale YouTube di Lorenzo Rossi: CriptoZoo

 

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Alex Pac

Alex Pac

Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un cammino che mi ha portato ad amare quel senso profondo della realtà che si può sintetizzare con il Viaggio dell'Eroe, di cui la Storia delle storie è per me la massima espressione. Dunque, mi occupo di sceneggiatura, spiritualità e narrativa! ;)

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