C’è un silenzio assordante in casa quando un amico a quattro zampe ci lascia. Non è solo la mancanza del rumore delle zampe sul pavimento o del flebile miagolio che ci accoglie al rientro; è il vuoto emotivo lasciato da un amore che è stato, per definizione, incondizionato. Un amore perduto. Anche gli animali soffrono per la perdita dei loro amici a quattro zampe. E questo lo si sperimenta soprattutto con quegli animali cresciuti in simbiosi, un po’ come fratelli, percepiscono l’assenza del loro compagno. Ed è strazziante sentire un animale che si lamenta per una tale perdita. Animali e Aldilà: che fine fanno i nostri amici animali dopo la morte? Questa è la domanda, che da sempre sorge in coloro che fanno parte delle tre religioni abramatiche, non trova una risposta soddisfacente, lasciando molti con un dolore maggiore. Perché, spesso, ci viene fatto credere che non rivedremo mai più i nostri preziosi amici a quattro zampe.
Animali e Aldilà
L’amore che sentiamo per loro è così puro e innegabile che l’idea che la loro esistenza si dissolva nel nulla è un affronto alla loro stessa memoria. Ma mentre noi umani abbiamo costruito intere dottrine sulla nostra destinazione finale (Paradiso, Reincarnazione, Nirvana), il destino degli animali nell‘Aldilà è spesso relegato a un angolo scomodo della teologia o della filosofia.
È ora di affrontare questa scomoda verità. L‘anima è un concetto esclusivamente umano?
Meritano la salvezza solo coloro che possono scegliere la moralità o anche chi vive nella purezza dell’istinto e dell’affetto?
Per rispondere (o almeno per porre le giuste domande), dobbiamo viaggiare a ritroso nel concetto di «anima», così come fu elaborata dall’antropologia biblica-cristiana e, in minima parte, in filosofia.
Che cos’è l’anima?

Anima significa soffio vitale ed è per tale ragione attribuita a tutti gli esseri viventi. Se mettiamo da parte per un momento le definizioni religiose più rigide, possiamo ridefinire l’anima in termini di coscienza, emozione e unicità — elementi che l’osservazione quotidiana ci mostra negli animali.
L’ossessione religiosa di semplificare la realtà
La storia del pensiero occidentale e/o religioso ha spesso cercato di semplificare problemi estremamente complessi e ha limitato l’anima a due funzioni umane specifiche:
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L‘Intelletto razionale: La capacità di ragionare, dall’intelligenza analitica fino a quella creativa.
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La moralità: La capacità di distinguere il Bene dal Male e scegliere.
Se la definizione di anima si restringe a questi due punti (ragione e moralità), allora è facile escludere gli animali. Ma se allarghiamo la definizione per includere Amore, Lealtà, Gioia, Sofferenza e Unicità — le qualità che ci fanno piangere la loro perdita — allora la risposta diventa molto più complessa.
Questa ridefinizione ci permette di affrontare la questione con una lente critica, chiedendoci: quale definizione di “anima” è la più corretta?
La gerarchia terrestre del Regno Animale, secondo l’affettività
Se abbandoniamo l’esclusività teologica e definiamo l’anima come la somma delle qualità interiori (affettività, coscienza e unicità), siamo costretti a riconoscere una continuità tra tutte le forme di vita, non una netta separazione.
Ergo, ci si rende conto che esiste una gegarchia terrestre tra gli esseri viventi, una gerarchia che non è determinata dalla complessità biologica o dalla capacità di calcolo, ma dalla profondità e dalla reciprocità della relazione emotiva che un essere vivente è in grado di instaurare, in particolare con l’uomo, il presunto “figlio di Dio” in origine.
Nella gerarchia terrestre, l’anima (o la sua potenzialità di continuare dopo la morte) si avvicina all’anima umana in base al grado di interazione consapevole e affettiva che l’essere vivente manifesta.
| Gegarchia | Grado di Relazione | Esempi e Implicazioni |
| Superiore | Relazione Reciproca Profonda: Esseri che manifestano lutto, gioia, lealtà complessa, manipolazione emotiva e legami incondizionati. | Cani, Gatti, Primati, Grandi mammiferi. Questi esseri condividono un continuum emotivo e relazionale quasi umano. La loro anima, per questa logica, dovrebbe avere un destino finale più vicino al nostro. |
| Intermedio | Relazione Funzionale o Comportamento Complesso: Esseri che mostrano coscienza di sé (Test dello specchio), uso di strumenti o strutture sociali elaborate, ma con minore reciprocità emotiva diretta con l’uomo. | Delfini, Corvi, Api (società complessa). Le loro qualità interiori sono evidenti nella loro comunità, ma l’asse di relazione con l’uomo è limitato. |
| Base | Relazione Minima (o istintiva): Esseri la cui vita è primariamente guidata da riflessi, istinti e sopravvivenza biologica. La percezione di un’unicità o affettività interiore è quasi assente. | Formiche, Insetti, Piante (per alcune definizioni). In questo spettro, l’anima si avvicina alla pura energia vitale o al soffio primordiale (Anima etimologica). |
L’anima umana perché è immortale?

La maggior parte delle dottrine occidentali, cattolicesimo incluso, negano una vita eterna individuale agli animali, affermando che la loro anima (o soffio vitale) si dissolve con la morte del corpo. Al contrario, l’anima umana è definita come “immortale”.
Ma cosa rende un’anima capace di accedere all’Eternità?
Secondo la visione tradizionale, ciò che garantisce all’uomo l’immortalità dell’anima è la presenza dello Spirito di Dio (o imago Dei – l’immagine di Dio). Questa presenza conferisce all’uomo una natura che trascende la dimensione spazio–tempo in quel percorso che noi definiamo “vita”. Questa convinzione non è del tutto errata se attribuita ai Figli di Dio. Invece i figli degli uomini sono animali anch’essi, ma per volontà divina possono trascendere ed entrare nell’eternità. Pertanto l’anima di un essere umano, se intesa come le sue qualità interiori, se pur più complessa non differisce troppo da quella delle altre creature. Questo, per quanto non piaccia ad alcuni credenti delle tre religioni abramitiche, è un de facto. Non siamo figli ma creature di Dio.
La salvezza interconnessa
Se l’immortalità umana è garantita dalla trascendenza ottenuta grazie allo Spirito di Dio, che ci rende Figli di Dio, allora è necessario indagare la funzione di questa immortalità. Il destino umano non può essere un fine egoistico e isolato, ma è interconnesso alla vita terrena e a tutto il creato. Come gli amori umani vengono trapiantati nel Regno dei Cieli per qualcosa di più grande ed eterno, qualcosa del genere può avvenire anche con i nostri amici animali.
L’uomo redento, in quanto “figlio di Dio”, non è solo un destinatario della Salvezza, ma è un agente attivo con il potere di operare cambiamenti nel tessuto stesso della realtà, un potere che si estende oltre i limiti dello spazio-tempo (la dimensione finita che abitiamo).
Il Potere del Figlio: La nostra capacità di trascendere la natura finita e limitata, accedendo all’Eternità, ci eleva a un livello in cui possiamo influenzare il destino di ciò che è ancora immerso nella finitezza. Questo atto non è solo salvezza individuale, ma co-creazione con il Divino.
L’Immortalità mediata da un Figlio di Dio

Non è scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi? ~ Giovanni 10, 34
È qui che il destino degli animali si lega indissolubilmente al nostro. Se l’anima animale non possiede intrinsecamente la capacità di fare il salto definitivo nell’Eternità, siamo noi a fornire quel ponte.
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Mediatori in quanto Dèi: La salvezza dell’uomo redento o del Figlio di Dio influenza nettamente anche il destino dei nostri amici animali. Noi siamo i mediatori di quella trascendenza che semplicemente l’uomo, nella sua attuale limitazione, non è nemmeno in grado di immaginare per sé stesso.
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L’Atto di amore trascendente: I legami profondi e incondizionati stabiliti in vita con i nostri amici animali non sono semplicemente dissolvibili. Sono una firma energetica, una traccia di relazione così potente che deve essere preservata. Diventando noi stessi dèi (cioè, esseri pienamente realizzati e in armonia con lo Spirito Divino), siamo in grado di far trascendere i nostri amici animali, conducendoli con noi in una realtà eterna e inimmaginabile.
Questa prospettiva ribalta completamente la dottrina tradizionale: l’anima animale non è salvata nonostante la sua natura, ma grazie alla sua profonda relazione con la natura spirituale dell’uomo divenuto figlio di Dio.
Conclusione

Il nostro mondo, dove la prevaricazione spesso è il perno di tutto e la morte una certezza, sembra incompatibile con l‘amore. Tutti coloro che stabiliscono grandi amori e affetti sperimentano come il lutto sia qualcosa di devastante per l’animo umano e animale. Noi non siamo i Benei Elohim che potevano percepire l’eternità pur restando nell’immanente. Siamo solo figli degli uomini che possono essere straziati anche dalla perdita di un amico animale. Anzi, nella mente umana l’animale è percepito come un cucciolo: un figlio, cioè un essere di cui prendersi cura. Il dolore del lutto è così acuto nel caso della morte di un animale soprattutto per questo motivo. Ma è proprio il grande dolore della perdita di questa amicizia, per noi così importante, a garantirci che essa avrà un seguito nell‘Eternità.
Dunque siate sereni, Dio vuole la nostra piena felicità a partire dai nostri affetti.






