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I grandi predatori apicali del passato e l’uomo

Ciò che impediva all'umanità ibrida di moltiplicarsi e diffondersi sul pianeta

by Alex Pac
17 Novembre 2025
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I grandi predatori apicali del passato e l’uomo
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La storia della Terra non è un‘evoluzione lineare, ma un ciclo di corruzione, purificazione e rinascita. All’interno di questo ciclo, la comparsa di un’umanità corrotta dal peccato originale, perché “ibrida” per la sua discendenza e la sua natura, ha trovato un argine in figure inaspettate: i grandi predatori apicali del Cenozoico. Questi giganti, spesso relegati alla preistoria e visti come semplici anelli di una catena alimentare, assumono una nuova e cruciale importanza: I grandi predatori apicali del passato e l’uomo ibrido, ques’ultimo condizionato da una fauna che non gli permetteva di espandersi. Questa fauna fu il “limite” naturale imposto a una stirpe ibrida che minacciava di moltiplicarsi, un muro biologico che impediva la diffusione incontrollata di una specie geneticamente e spiritualmente corrotta.

 

Come abbiamo già anticipato, esiste una memoria genetica dei conflitti ancestrali, che hanno avuto luogo in un passato remoto. Gli ibridi si combattevano tra loro, ma la loro espansione era tenuta a freno anche da una fauna che ne limitava drasticamente l‘insediamento e la diffusione. In un mondo plasmato secondo la legge della prevaricazione, questi predatori furono strumenti di bilanciamento, custodi involontari di un ordine inizialmente necessario. E l’uomo, anche quando i grandi predatori si estinsero, continuò a temerli, creando miti e leggende su queste creature ormai scomparse.

 

Predatori apicali del passato

 

Molti credono erroneamente che i più terribili predatori comparvero sulla terra durante il Triassico superiore (circa 230 milioni di anni fa) e dominarono il pianeta fino alla fine del Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa). In realtà molti dei più terribili predatori vissero anche a partire dall’Eocene e per buona parte del Cenozoico. La varietà animale era nettamente maggiore, perché insieme ad alcuni grandi rettili c’erano anche enormi uccelli, nuovo mostri marini e mammiferi capaci di riveleggiare con un dinosauro senza alcun problema. Vediamo di seguito alcuni di questi animali che hanno segnato quest’era e il loro impatto sulla discendenza ibrida.

 

Uccelli del terrore:

Questi giganti piumati, con becchi massicci e artigli potenti, pur non potendo volare dominavano il loro ambiente. Il Gastornis, in particolare, con la sua mole imponente, rappresentava una minaccia costante, un predatore che rendeva difficile l’insediamento degli ibridi in vaste aree. La loro estinzione, avvenuta circa 40 milioni di anni fa per il Gastornis e 2 milioni di anni fa per i Phorusrhacidae, segnò la fine di una delle barriere più formidabili che gli ibridi dovettero affrontare. Mentre le aquile giganti, come Harpagornis moorei, vissero fino 1400 d.C., continuando a predare donne e bambini in Nuova Zelanda.

 

Mostri marini:

Se la terraferma era un campo di battaglia, anche i mari nascondevano colossali predatori. Il Basilosaurus, con il suo corpo serpentiforme era un sopravvisuto dell’era dei dinosauri. Il Livyatan melvillei un capodoglio macropredatore dai denti enormi, rendeva le coste e gli oceani quasi inaccessibili. Nonostante le sue dimensioni (18 metri), era predatore astuto e vorace, in grado di cacciare qualsiasi cosa si muovesse in acqua, perfino il Megalodonte. L’estinzione del Basilosaurus circa 34 milioni di anni fa, del Livyatan melvillei circa 8 milioni di anni fa e del Megalodonte 3.6 milioni di anni fa ha aperto la strada a una maggiore navigabilità dei mari.

 

Grandi draghi

Il Purussaurus (10 metri di lunghezza), un caimano gigante, dominava le giungle e i corsi d’acqua. La sua forza e la sua ferocia erano tali da rendere impossibile la sopravvivenza degli ibridi in molti ecosistemi. La Megalania, una lucertola gigante e velenosa che raggiungeva i 7 metri di lunghezza, terrorizzava gli altopiani, rappresentando una minaccia per chiunque avesse cercato di insediarsi nei suoi territori. La scomparsa del Purussaurus circa 5 milioni di anni fa e della Megalania circa 40.000 anni fa ha permesso agli ibridi di colonizzare ambienti precedentemente inospitali.

 

Tra i coccodrilli discendenti del Sarcosuchus, che hanno continuato a prosperare nei fiumi fino a epoche più recenti, abbiamo varie specie, tra cui il boverisuchus: era principalmente un coccodrillo terrestre, di 3 metri di lunghezza. Il Boverisuchus si esistinse 34 milioni di anni fa.

 

 

Grandi belve:

L’Entelodon, o “Maiale Infernale”, era un predatore aggressivo con mascelle incredibilmente potenti. Lo Smilodon, la celebre tigre dai denti a sciabola, ben più grossa degli attuali grandi felini, cacciava in gruppo le grandi prede, mentre il Aenocyon dirus, o “Lupo Terrificante”, era un canide più grande e robusto di un lupo moderno. Infine il temibile Andrewsarchus: un carnivoro, con un aspetto che combinava tratti di un lupo, di un cinghiale e di un ippopotamo. Possedeva una mascella estremamente potente, potendo raggiungere i quattro metri di lunghezza e 1,8 metri di altezza. Tutti questi mammiferi terrestri rappresentavano una barriera insuperabile per le stirpi ibride, limitandone l’espansione e la sopravvivenza. La loro estinzione, che ha visto la scomparsa del Andrewsarchus circa 36 milioni di anni fa, dell’Entelodon circa 28 milioni di anni fa, dello Smilodon circa 10.000 anni fa e del Aenocyon dirus circa 9.500 anni fa, insieme a quella di gran parte della megafauna del Pleistocene. Questo ha lasciato un vuoto ecologico che ha accelerato l’ascesa del genere umano, in modo particolare dell’Homo Sapiens.

 

Conclusione

 

La megalania fu un grande rettile predatore, velenoso e letale, che si estinse soli 40.000 anni fa, quando l’Homo sapiens era già largamente diffuso. Probabilmente la paura atavica e la memoria genetica nei confronti dei grandi rettili ha creato suggestioni come quelle dei Draghi. Tutto questo dimostra come il male naturale abbia profodamente ferito e traumatizzato la natura umana

 

Secondo la narrazione protologica basata sulla Genesi Biblica di don Guido Bortoluzzi, i Figli di Dio si incarnarono nell‘immanente all‘inizio dell‘Eocene. Insieme a loro nacque, poco dopo, la stirpe ibrida di Caino. Quest‘ultima restò fortemente circoscritta per milioni e milioni di anni, dai super predatori che vissero per tutto il Cenozoico. Essi, pur non essendo un’espressione dell’amore di Dio. Ma parte di un mondo che era stato plasmato secondo un principio di prevaricazione o legge del più forte, come perno per l’ecosistema terrestre. Essi rappresentarono paradossalmente un “bene”, limitando l’esistenza di una stirpe corrotta. La scomparsa dei grandi predatori apicali coincide, non a caso, con l‘ascesa della specie umana: dagli ominidi all‘Homo sapiens. Probabilmente, la Stirpe di Set si estinse quando le razze ibride iniziarono ad espandersi a dismisura. Per tale ragione, possiamo ipotizzare, l’uomo moderno trovò fossili di queste creature subumane solo a partire da 7 milioni di anni fa. Infatti, le popolazioni ibride, prima di quel momento, forse erano ancora troppo esigue per essere ritrovate facilmente tramite la stratigrafia in periodi antecedenti. Inoltre, fatto non secondario, l’Africa è un contienente che per le sue caratteristiche geologiche rende facile il ritrovamento di fossili, mentre non è così per altre zone della Terra. La scomparsa dei grandi predatori apicali può avere inciso sulla scoperta di esseri preumani, ma non è certamente l’unico motivo.

Tags: filogenesiHomo sapiensibridazionemale naturalenaturapredatori apicalipreistoria
Alex Pac

Alex Pac

Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un cammino che mi ha portato ad amare quel senso profondo della realtà che si può sintetizzare con il Viaggio dell'Eroe, di cui la Storia delle storie è per me la massima espressione. Dunque, mi occupo di sceneggiatura, spiritualità e narrativa! ;)

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