Il mito del Diluvio Universale, presente nei capitoli 6, 7, 8 e 9 della Genesi mosaica, narra di un grande cataclisma che spazzò via la maggior parte degli esseri viventi sul pianeta. Tale mito è presente in diverse tradizioni religiose, da quelle amerinde fino alle mitologie dell’estremo oriente. E secondo tali miti il mondo intero sarebbe stato sommerso delle acque. Il testo biblico, naturalmente, non va preso alla lettera, ma occorre saperlo interpretare, come vedremo a breve.
Noè, l’ultimo Figlio di Dio
Nel racconto biblico, Noé viene messo al corrente da Dio che sta per verificarsi una tremenda catasfrofe. Dunque, Dio guida Noè nella costruzione di un‘arca: una grande imbarcazione, capace di contenere molti approvvigionamenti e animali d‘allevamento. Noè, in quanto ultimo membro della stirpe di Set è chiamato a dare inizio ad una nuova era: il tempo dei figli degli uomini. Noè porta con sé la sua famiglia e le persone per lui più importanti, come le mogli dei suoi figli. Il racconto biblico, tuttavia, afferma molto altro… Noè porta con sé anche una coppia per ogni tipo di animale. Sarebbe proprio questa parte del racconto a far sembrare assurda la storia di Noè. Un’arca, per quanto grande possa essere, non potrebbe mai contenere tutti gli animali terrestri presenti sulla Terra. Né potrebbe riportarli nel loro habbit naturale, che può andare dalle americhe fino all’Australia, dal Polo nord fino al Polo sud.
L’arca di Noè era un’astronave?
Nelle possibili interpretazioni fantascientifiche della Bibbia, l‘arca di Noè viene immaginata come una grande astronave che rimase nello spazio esterno intorno alla Terra, il tempo necessario affinché avesse fine il Diluvio Universale. Pure questa interpretazione è difficilmente sostenibile. In quanto, non ci sono tracce archeologiche di una civiltà talmente avanzata da realizzare astronavi simili allo Space Shuttle. Ma anche nel caso in cui Noè avesse avuto a disposizione un’astronave, avrebbe affrontato i medesimi problemi dell’arca. Cioè, non sarebbe bastato lo spazio per accogliere tutte forme di vita del pianeta. E anche se si fosse limitato a salvarle con dei campioni genetici, non avrebbe avuto il tempo a disposizione per riporre nell’esatto ordine tutto il sofisticato ecosistema che si è diramato sulla Terra in miliardi di anni. Anche se Noè fosse vissuto per molti secoli, il discorso non cambierebbe granché.
Il Diluvio Universale accadde davvero?
Come per buona parte dei racconti presenti nel Pentateuco, c’è chi sostiene che il testo vado preso alla lettera, affermando che i fatti narrati sarebbero esattamente andati come li descrive la Genesi mosaica. Poi c’è chi, al contrario, nega per partito preso il Diluvio Universale, riducendolo a un racconto allegorico o del tutto fantasioso.
Ovviamente, entrambe queste prese di posizione sono errate, perché cercano di semplificare una realtà spesso molto più complessa e interessante. Il racconto del Diluvio Universale è solo uno dei molti indizzi sparsi nelle tradizioni religiose, come reminiscenze di grandi catasfrofi che segnarono la storia della specie umana. Oggi è considerato un dato certo che il genere umano fu testimone di innumerevoli sconvolgimenti planetari, che si alternarono in diversi momenti nel corso delle ultime due ere della Terra. Dall’analisi dei dati oggi a disposizioni di molti studiosi, si è arrivati ad ipotizzare che un milione di anni fa l‘umanità quasi si estinse. Il pianeta era ricoperto d’abbondante vegetazione, immense foreste ed estesi deserti. Per un periodo che potrebbe essere durato quasi 100mila anni, l’umanità era costituita di soli 1300 individui. Naturalmente, divisi tra le tipologie Homo presenti fino a quel momento, come “Neanderthal” e “Denisovani”.
Il Diluvio fu davvero una catasfrofe planetaria?
Secondo alcuni studi sul genoma, basati su più di 3.150 esseri umani moderni provenienti da 10 etnie africane e 40 non africane, sembrano confermare la tesi di una grande calamità che quasi estinse la specie umana. I dati genetici raccolti suggeriscono che tra 813.000 e 930.000 anni fa, i nostri antenati hanno attraversato uno scenario apocalittico che ha annientato il 98,7% della popolazione. Questo evento, già noto come “bottleneck”, “collo di bottiglia”, è un periodo di drastico calo dell’umanità, per poi aumentare di nuovo in modo esponenziale. Cioè, la popolzione sopravvissuta sembrerebbe avantaggiata nel riprodursi e, così, aumentare rispetto allo scenario che precedette la grande calamità.
Questo è un dato importante, perché darebbe ragione a coloro che sostengono l‘ibridazione della specie umana. Essendo la nostra una specie ibrida, la calamità avvantaggiò i ceppi umani con meno sindromi cromosomiche, dovute alla sfasamento dei pool genici. Proprio come suggeriscono i miti e le tradizioni religiose, sopravvissero solo gli individui più “recuperabili” sul piano psicofisico e, consegentemente, spirituale. Proprio come in una sorta di “punizione divina”, per il recupero dell’umanità.
Si trattò davvero di un Diluvio?
Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l’arca che si innalzò sulla terra. ~ Genesi 7, 17
Il Diluvio Universale potrebbe rappresentare solo il più importante “collo di bottoglia”, dovuto probabilmente a drastici cambiamenti climatici che segnarono la scomparsa di molte specie animali e la drastica riduzione della specie umana. Una delle teorie che va per la maggiore vedrebbe nel Diluvio Universale una reminiscenza dello scioglimento dei ghiacciai durante la fine dell‘ultima era glaciale. Tuttavia, oggi siamo consapevoli che l’umanità rischiò di estinguersi in periodi ben più lontani e per diverse cause. Ad esempio, basterebbe una catasfrofe di origine vulcanica per creare un “Diluvio Universale”, cioè uno tsunami così grande da far sparire di colpo intere popolazioni.
La verità delle “coppie di animali” che salirono sull’arca…
Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. ~ Genesi 6, 19
La parte più difficile resta quella anticipata all’inizio: l‘arca di Noè ospitò davvero, divise in coppie, tutte le specie animali della Terra? Il mistero può essere risolto soltanto dalla stessa Genesi mosaica, nelle due realtà in cui è divisa la stirpe di Adamo: quella di Caino e quella di Set. La seconda è considerata di retaggio divino, i cosiddetti Elohim sarebbero i Figli di Dio, perché dotati dello Spirito di Dio e/o della percezione di una realtà trascendente. Gli altri esseri umani (noi tutti), cioè i discendenti di Caino, non avendo conoscenza di Dio o la capacità di percepire una realtà superiore, erano considerati dalla stirpe di Set soltanto come creature di Dio. Per questo vittime di forti istinti bestiali dovuti al peccato originale. Ovvero, animali!
Quegli animali simili ai Figli di Dio: gli uomini
Dunque, una possibile spiegazione per gli “animali divisi in coppie, maschio e femmina” saliti sull’arca, altro non sarebbe che il tentativo di Noè di portare con sé solo individui capaci di un amore monogamo e, pertanto, non promiscuo. Le persone umane simili a bestie, perché senza freni negli istinti sessuali o privi della capacità di rimanere fedeli al proprio partner, o di non ridurre la donna ad un oggetto (una concubina), sarebbero stati esclusi da Noè, che preparò quell’umanità che in un futuro lontanissimo attenderà la venuta del Messia.
Logicamente, una tale interpretazione di questo racconto delle origini deve ammettere che coloro tramandarono il racconto, in un dato momento, non ne compresero più il senso. E questo trasformò l’arca di Noè in un immenso serraglio galleggiante, in mezzo ad un mondo completamente sommerso dalle acque.