Nonostante i dogmi siano tutt‘ora fodamentali per definire la Dottrina cattolica, essi in realtà arrecano un grande danno al pensiero umano. Un dogma è il cadavere di una domanda. Un tempo era una risposta vibrante, una luce che rischiarava un angolo di tenebra. Ma ora, come un fossile, giace immutabile, incapace di comunicare con un mondo che parla un‘altra lingua. La Chiesa ha speso secoli a perfezionare la sua tassidermia teologica, a imbalsamare verità in formule rigide, pensando di preservarne la vitalità. Ma l’effetto è stato l’opposto: ha soffocato lo Spirito e ha reso la Storia della Salvezza un racconto di puro dogmatismo, molto poco credibile alla luce delle nuovi generazioni.
Il mondo non accetta più il fideismo

Oggi, i boomer alla guida delle nostre istituzioni religiose, ancorati a una mentalità del passato, si ostinano a nutrire le persone con cenere. Offrono un dogma sul Mistero Trinitario senza mai spiegarlo davvero, ma non sanno raccontare la storia d’amore tra un Padre e i Suoi Figli. Parlano di peccato originale senza sapere cos’è realmente e senza dare un senso logico e drammatico al perché un Dio d’Amore abbia permesso un tale disastro.
Il mondo non accetta più il fideismo, incluso quello dei cosiddetti “nuovi apologeti”. Oggi nessuno vuole credere “perché lo dice la Chiesa”. Il mondo vuole la Verità, e la vuole raccontata in modo credibile, logico e compresibile. Le persone non hanno bisogno di un’istituzione imbalsamata che le salvi, ma di una Storia della Salvezza che le catturi, le interroghi e le porti a una scelta. Hanno bisogno di sentire che la loro vita, il loro dolore, le loro domande, hanno un posto in un racconto più grande: il viaggio dell‘eroe di Gesù Cristo.
Un esempio concreto: il dogma dell’Immacolata Concezione

Tale dogma oltre ad essere frainteso da molti, che credono riguardi la nascita prodigiosa di Cristo nel grembo di Maria Santissima, in realtà non è chiaro nemmeno per molti cattolici più preparati. Esso ci serve per spiegare come esporre in modo nuovo la Storia della Salvezza. Innanzitutto va presentato come un tappa importante del racconto della salvezza e non come un assioma da accettare a priori. I genitori di Maria, Anna e Gioacchino, erano sterili e in età avanzata, ma chiedono a Dio Padre un miracolo. Il Signore li usa per crare lo zigote di Maria nel grembo di Anna. Perché Maria non poteva nascere in modo convenzionale, sfruttando il patrimonio genetico dei genitori, altrimenti avrebbe ereditato il peccato originale. Quest’ultimo, piaccia o no, è un male ereditario, che si trasmette di padre in figlio, come farà notare anche Sant’Agostino.
76. Che cos’è il peccato originale?
[…]. È un peccato da noi «contratto», non «commesso»; è una condizione di nascita, e non un atto personale. A motivo dell’unità di origine di tutti gli uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione».
Le scoperte scientifiche non annullano il concetto di peccato originale, ma ne confermano le dinamiche di trasmissione, rendendo non più un “male astratto” ma qualcosa di finalmente comprensibile alla luce delle leggi sull’ereditarietà. Pertanto, il termine “Immacolata Concezione” indica una Nuova Creazione: Maria. Maria è, anche dal punto di vista biologico, una Figlia di Dio a tutti gli effetti. Questo porta il dogma mariano all’interno di una spiegazione strettamente legata alla Storia della Salvezza, rendolo un elemento narrativo essenziale per comprendere tutta la narrazione: dalla caduta fino alla Parusia.
Il fallimento del dogmatismo

È qui che il dogmatismo fallisce e la storia deve trionfare. Una Storia della Salvezza avvincente che spieghi l‘origine, il dramma cosmico, e ci presenta i protagonisti di questa storia in una nuova luce. Ma, soprattutto, che ci mostra un Dio Padre non come un giudice severo, ma come il “Mite Agnello” che rivediamo in Gesù Cristo (Genesi 14, 9), che soffre per la disobbedienza dei Suoi figli e dà loro la libertà di sbagliare, anche se questo può comportare uno sconvolgimento cosmico.
Questa non è una teologia da catechismo, ma una protologia che ridà senso al passato per orientare il futuro. È una storia che spiega perché Adamo non era un ominide, ma un essere perfetto: un figlio di Dio. Una storia che dà dignità al male, non per giustificarlo, ma per comprenderne la portata. Il peccato originale non è più una metafofa, ma una scelta cosmica che ha avuto conseguenze drammatiche per tutti, esseri umani e divini.
Conclusione

Se la Chiesa non vuole soccombere, deve morire e rinascere. Deve smettere di essere un’istituzione rigida e diventare una Chiesa itinerante, fatta di apostoli che portano una buona notizia: la possibilità di entrare nella Famiglia Divina, di essere Figli di Dio a tutti gli effetti. Devono avere il coraggio di abbandonare il dogmatismo e raccontare la Verità, anche se scomoda. Solo così, con una storia avvincente e credibile che risponda ai misteri del cuore umano, l’umanità potrà sperare di trovare la sua strada verso la vera destinazione:
Gesù rispose loro: «Non è scritto nella vostra legge: “Io ho detto: Voi siete dèi” […]» ~ Giovanni 10, 34
La gente non vuole più dogmi, vuole la verità. E la verità, come la migliore delle storie, ha il potere di cambiare il destino. Del resto ad aver reso il mondo post cristiano è stata soprattutta la narrativa che ha offerti modelli sbagliati, ma esposti in modo più convincente di quanto offriva il Cristianesimo. Ora tocca a noi fare lo stesso, per evangelizzare un mondo che ha rifiutato la Storia della Sallvezza, in quanto aberra ogni forma di dogmatismo.