“Lucifero, Signore di popoli”: cosa si nasconde dietro le parole di Isaia?

Quello che non si vuole ammettere riguardo il principe di questo mondo

Lucifero, dal latino “Portatore di Luce”, è una figura dalla dualità radicale. Nella visione tradizionale cristiana è il Diavolo (dal greco –διαβάλλω, diabàllo), l’angelo più splendido caduto per orgoglio (Non serviam), che ha introdotto il male e la menzogna nel mondo. Questa è la versione che le istituzioni religiose propongono per instillare l’idea del male assoluto. Mentre, nella visione esoterica, Lucifero è un dio minore, un principio cosmologico; è la forza della ribellione e della conoscenza gnostica che si oppone al Dio biblico, il “Demiurgo cattivo”, per liberare l’umanità dall’ignoranza.

 

Lucifero nella Visione della Chiesa

 

La Chiesa Cattolica e il Cristianesimo tradizionale hanno codificato Lucifero come Satana (l’Avversario), l’incarnazione del male personale, il seduttore e l’accusatore. In questa narrazione, egli è il Nemico ontologico di Dio e delluomo. Questa visione è fondamentale per la costruzione di una morale basata sulla lotta tra Bene e Male, dove Satana è l’entità a cui l’uomo deve opporsi per ottenere la salvezza.

 

Tuttavia, questa rigida definizione, volta a semplificare un mistero complesso, crea profonde lacune dottrinali e teologiche che minano la credibilità della Chiesa stessa:

  1. LOrigine del Male Naturale e il Potere di Lucifero: La dottrina tradizionale non fornisce una spiegazione soddisfacente per il male naturale (il male che non dipende dall’uomo, come vedremo meglio più avanti) e che non è legato al peccato originale. Se Dio è onnipotente e infinitamente buono, perché il suo nemico, Satana, ha tutto questo potere sul nostro mondo? La Chiesa, spesso, si rifugia nel concetto di “mistero insondabile” o lo associa genericamente al peccato originale, lasciando luomo con la sensazione inconscia che sia Dio stesso il responsabile di questa sofferenza.
  2. Il Potere Prevaricatore di Dio: La narrazione di un Dio che punisce il Suo angelo più amato – dopo la ribellione – con l’inferno eterno e che, per salvare l’umanità, impone un complesso sistema di regole e dogmi, proietta lombra di una divinità tirannica e vendicativa. Questo è in diretta opposizione al concetto di un Dio Padre dAmore che non prevarica mai nessuno, perché amore puro. Le istituzioni religiose, focalizzando l’attenzione su Satana come mero tentatore morale, falliscono nel presentare la Verità sul Male, assai più complessa di come viene propinata ai fedeli.

In sintesi, la Chiesa ha ridotto Lucifero a uno spauracchio, ma così facendo, ha involontariamente associato il male intrinseco del creato a Dio Padre, alimentando il dubbio e l’ateismo come vedremo tra breve.

 

Lucifero nella Sacra Scrittura

 

Gesù si confronta apertamente, nelle tentazioni del deserto, con Lucifero in persona. Dai dialoghi che emergono dai Vangeli, Lucifero è consapevole che Gesù è il vero Messia, ma non conosce altro di lui. Pertanto, per chi ha letto La storia del Figlio – Le origini del male, se bene quanto questa cosa sia importante nella narrazione della Storia della Salvezza

 

Paradossalmente, la figura onnipresente e centrale di Lucifero come arcinemico è in gran parte una costruzione teologica successiva nella storia del Cristianesimo. La Sacra Scrittura ci fornisce maggior indizzi non soltanto su chi sia Lucifero, ma anche il suo ruolo rispetto al mondo e all’umanità. Prendiamo il passo di Isaia 14, 1215:

 

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!

 

In Isaia è chiaro che inizialmente il ruolo di Lucifero doveva essere quello di un sovrano o un intermediario tra Dio e tutto il creato, come suggerisce il riferimento al «trono» e che il suo ruolo in parte è rimasto immutato, quando si allude al fatto che è ancora «il signore di popoli», cioè dell’umanità.

 

Nei Vangeli il ruolo di Lucifero è ancora più chiaro:

 

Io non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo. Egli non ha potere su di me. ~ Giovanni 14, 30

 

[…] riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. ~ Giovanni 16, 11

Tale interpretazione, che vedrebbe Lucifero come signore del mondo e dell’umanità, la conferma Gesù stesso nell’ultima tentazione del deserto in Giovanni 4, 5-6:

 

Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.”

 

Come chiarisce lo stesso Lucifero, «è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio», affermando, così, di essere ancora in possesso del mondo intero, insieme ai suoi abitanti. Dio, infatti, non punisce ma promuove o non promuove coloro che non sono idonei ad ottenere un ruolo più importante. Quindi Lucifero non diventa il sovrano del mondo, ma ne resta il proprietario. Cioè, il principe di questo mondo, in attesa del Giudizio Universale:

 

Ora è il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo. ~ Giovanni 12, 31

 

Battesimo come Rinuncia a Satana

 

La pratica liturgica del Battesimo, con la rinuncia a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni, è in quest’ottica l’atto di separazione dall’eredità di Lucifero/Demiurgo. Ovvero, la rinuncia ad appartenere a Satana.

 

Ma come mai l’uomo appartiene di diritto a Lucifero?

Questo la Chiesa non vuole spiegarlo né prenderlo in considerazione, nonostante la rinuncia a Satana nel sacramento del Battesimo sia unammissione istituzionale di questa disgraziata condizione del genere umano.

 

Il Male Naturale

 

Lucifero alza il pugno verso il cielo e afferma «Non serviam!», in altre parola dichiara di non fare più la volontà divina. Cosa può essere accaduto di così tremendo da aver portato Lucifero a giurare vendetta a Dio Padre? Quel è stato l’incidente scatenante che ha provocato la ribellione di Lucifero? Questo è il “mysterium iniquitatis”, un mistero a cui mai nessuna tradizione religiosa ha offerto una risposta plausibile.

 

L’interrogativo che da sempre tormenta l’uomo è:

 

Se Dio è buono, perché esiste la sofferenza intrinseca al creato?

Esiste un male portato dal peccato di Adamo: la concupiscienza. Ma esistono tanti mali che prescindono il peccato di Adamo: cataclismi, intemperie, predatori apicali capaci di predare l’uomo, animali nocivi o velenosi e un intero ecosistema basato sulla prevaricazione: la violenza. E di questo ecosistema l’uomo ne avrebbe fatto parte anche se Adamo non avesse peccato. La stratigrafia conferma tutto ciò: quando l’uomo comparve sulla Terra il mondo era già, da innumerevoli milioni di anni, un vero e proprio campo di battaglia.

 

La mente umana, di fronte a questo paradosso (il cosiddetto “problema del male naturale”), giunge a due conclusioni distruttive: o Dio non è onnipotente (e quindi impotente a fermare il male), oppure Dio è malvagio (e quindi responsabile della sofferenza). Questa associazione inconscia tra Dio e la malvagità è la più grande vittoria di Lucifero.

 

Il Vero Demiurgo cattivo

 

Il Demiurgo è un concetto filosofico (di origine platonica e gnostica) che descrive l’entità responsabile della creazione dell’universo materiale. Lucifero incarna il Demiurgo cattivo: non perché autore del cosmo e/o intrinsecamente malvagio, ma perché ha avuto un ruolo determinante durante la creazione della Terra che, oltretutto, gli “appartiene” in antitesi con l’Amore puro di Dio Padre. Il potere di Lucifero risiede nel fatto che Dio ci vuole liberi – libero arbitrio – e non prevarica mai nessuno, anche quando un Suo Figlio si ribella apertamente alla Divina Volontà per determinare il destino del creato. Lucifero, anche dopo la ribellione, mantiene il suo ruolo rispetto alla Terra.

 

Il Canto degli Ainur di Tolkien

 

«A Melkor tra gli Ainur erano state concesse le massime doti di potenza e conoscenza, ed egli partecipava di tutti i doni dei suoi fratelli. Spesso se n’era andato da solo nei luoghi vuoti alla ricerca della Fiamma Imperitura, poiché grande era in lui il desiderio di porre in Essere cose sue proprie, e gli sembrava che Ilùvatar non tenesse da conto il Vuoto, e la vacuità di questo gli riusciva intollerabile. Ma il Fuoco non l’aveva trovato, poiché esso è con Ilùvatar».

 

Per rendere questo concetto accessibile a chi fa fatica a comprendere il ruolo di Lucifero, il parallelo più efficace con il mondo della letteratura è senz’altro Il Canto degli Ainur di J.R.R. Tolkien, primo capitolo de Il Silmarillion. Nella sua opera, Tolkien descrive la creazione del mondo (Eä) attraverso Il Canto degli Ainur, spiriti angelici o divini. La melodia originale di Eru Ilúvatar (l’equivalente di Dio Padre) per creare il cosmo viene disturbata dalla discordanza di Melkor (il più potente tra gli Ainur, quello più stimato da Eru Ilúvatar, parallelo di Lucifero).

 

Poi Ilùvatar parlò e disse: «Potenti sono gli Ainur, e potentissimo tra loro è Melkor, ma questo egli deve sapere, e con lui tutti gli Ainur, che io sono Ilùvatar, e le cose che avete cantato io le esibirò sì che voi vediate ciò che avete fatto. E tu, Melkor, t’avvederai che nessun tema può essere eseguito, che non abbia la sua più remota fonte in me, e che nessuno può alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi si provi non farà che comprovare di essere mio strumento nell’immaginare cose più meravigliose di quante egli abbia potuto immaginare». Allora gli Ainur s’impaurirono, benché ancora non comprendessero le parole che venivano loro rivolte; e Melkor fu pieno di vergogna, donde derivò ira segreta. Ilùvatar però si levò in splendore e se ne andò dalle belle regioni che aveva creato per gli Ainur; e gli Ainur lo seguirono. ~ Parte finale de Il Canto degli Aiunur

Melkor Deforma la Creazione: Melkor non può creare nulla di nuovo, perché solo Eru è in grado di donare l’essere. Melkor può solo imitare, contaminare, plasmare e distorcere l’opera di Eru. Egli insinua la sua volontà nelle parti della creazione che Eru aveva lasciato incompiute o che non erano ancora state toccate. Il risultato è Arda (la Terra), un luogo di discordia, bruttezza, dolore e imperfezione (montagne troppo alte, calore bruciante, gelo insostenibile, animali rapaci), che riflette il suo animo ribelle. Arda mantiene la bellezza degli Ainur, ma anche la volontà distorta di Melkor. Arda è, nei fatti, a immagine e somiglienza degli Ainur, in modo particolare di Melkor. È tutto questo viene permesso per un piano pedagogico di Eru nei confronti degli Ainur e di tutti i Suoi Figli.

 

Se tieniamo conto che per il più grande filologo e scrittore cattolico, Tolkien, la figura di Melkor coincide con quella di Lucifero adesso il quadro è decisamente più chiaro. Il vero Demiurgo cattivo è Lucifero. È lui il proprietario di questo mondo che ha reso a sua immagine e somiglianza. Un mondo dove cogliamo sia la bellezza dell’Angelo che amava Dio che la sua inquietante ribellione. Una verità troppo forte per il Cristianesimo che ha preferito ridurre il Maligno a uno spauracchio. E questo ha lasciato un vuoto in quello noi oggi definiamo «mysterium iniquitatis».

 

La conseguenza dell’ateismo

 

A volte mi domando se il mondo intero non sia una macabra burla, un sogno febbrile e folle di un Dio impazzito. ~ Dagli scritti di Lovecraft

L’incapacità della teologia tradizionale di spiegare l’origine del male naturale. E la persistente malvagità del mondo, spinge l’uomo a un meccanismo di difesa radicale: lateismo.

 

L’ateo, soprattutto a livello inconscio, non nega necessariamente l’esistenza di un’entità superiore. Ma rifiuta l’immagine di una divinità che è contemporaneamente onnipotente e creatrice di un mondo così brutale. Lateismo è, in sostanza, un rifiuto etico del Dio Tirannico. Un vero e proprio meccanismo di difesa della mente umana. Per l’uomo, è più onesto credere nell’assenza di Dio che accettare l’esistenza di un Dio che permette o causa il dolore inutile della Creazione. L’ateismo, quindi, è una reazione inconscia alla tirannia del Demiurgo Lucifero. Una scelta di dignità che, senza saperlo, cerca di proteggere l’immagine del Dio dAmore non prevaricatore. L’uomo, non avendo la verità sulla caduta, preferisce non credere, piuttosto che accettare la teodicea.

 

La Vocazione del Mite Agnello

 

La Passione di Cristo di Mel Gibson è uno dei pochi film capaci di farci comprendere l’estremo sacrificio di Gesù. Dice Gesù in Giovanni 14, 9: «Chi vede me vede il Padre». Ma in quale momento della Vocazione di Cristo? Nel momento più alto: la crocifissione, quando ci viene mostrato un Dio che non prevarica laltro nemmeno per legittima difesa

 

Gesù Cristo è venuto nel mondo di Lucifero per cancellare dalla mente degli uomini limmagine satanica di Dio, presente sia nel Vecchio Testamento che nella realtà che ci circonda.

  1. Ingresso Volontario: Gesù è venuto come l’agnello mite, senza esercitare il Suo potere divino per annullare le leggi fisiche e morali stabilite dal Demiurgo. Ha accettato la corruzione e la sofferenza intrinseche al mondo ribelle per concederci una via alternativa: lAmore di Dio, per entrare nella Famiglia Divina.
  2. Rifiuto della Prevaricazione: Mentre Gesù moriva sulla croce, Dio Padre avrebbe potuto schiacciare Lucifero e distruggere la Terra corrotta in un istante. Ma farlo avrebbe significato prevaricare il libero arbitrio del Suo Figlio ribelle (Lucifero), negando il Suo stesso attributo di Amore Puro che mai prevarica.
  3. Il Sacrificio per Amore: La Crocifissione è la scelta radicale e dolorosissima di non intervenire con la forza. Il Padre ha permesso che il Figlio prediletto, in quanto uomo-Dio, morisse sotto le leggi del mondo di Lucifero per dimostrare:
    • Il Supremo Amore non prevaricatore.
    • La colpevolezza e l’orrore del mondo plasmato dal Demiurgo (che ha crocifisso l’Innocente).
    • L’unica via per la salvezza: non la forza esterna. Ma la trasformazione verticale dell’individuo, attraverso lapresa di coscienzadella propria condizione di essere ferito dal peccato originale. Una condizione che ci ha resi brutali e prevaricatori anche nei confronti del Figlio di Dio nato per redimerci.

 

Conclusione

 

Per quanto il Sacrificio di Cristo sia un’immagine potente, il mondo resta una valle di lacrime. Molti, nonostante il Sacrificio di Cristo non riescono a credere che Dio sia buono. Per questo siamo tutti in attesa della Parusia, quando il Salvatore farà «Cieli nuovi e Terra nuova» (Ap 21, 1), per creare un mondo ad immagine e somiglienza del Vero volto di Dio: il Mite Agnello, come allude Isaia 11, 6-8.

 

Nota dell’autore

 

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