Il termine Elohim può riferirsi a più dèi?

Prendiamo in esame Genesi 6

È corretto affermare che “Elohim” è un termine ebraico che significa “dèi” o “deità”?

, tale affermazione è corretta, ma è opportuno chiarire alcune cose riguardo il termine elohim.

Elohim: plurale o singolare?

 

l termine ebraico אֱלֹהִים (Elohim) è grammaticalmente un plurale, e in alcuni contesti può effettivamente significaredèiodeità“, riferendosi a più divinità. Questo è particolarmente vero quando il termine è usato per riferirsi a divinità straniere, esseri divini o in contesti non specificamente legati al Dio di Israele. Tuttavia, nella maggior parte dei casi in cui si riferisce al Dio di Israele, “Elohim” è inteso come un plurale di maestà, di potenza o di eccellenza. In questo senso, pur essendo grammaticalmente plurale, si riferisce a un unico Dio, ma ne sottolinea la grandezza, la sovranità e la pienezza degli attributi divini. Pertanto chi afferma che Elohim è in un termine singolare è in errore. Questo avviene soprattutto tra coloro che pretendono che tale termine si riferisca esclusivamente al Dio di Israele.

Condizioni paricolari per il termine Elohim

 

La Chiesa pur non avendo mai sposato l’interpretazione che vedrebbe nei Figli di Dio degli Angeli trascendenti scesi sulla Terra per unirsi alla figlie degli uomini, per molto tempo tale interpretazione fu sostenuta in molti ambienti esoterici cristiani. Oggi invece sappiamo che Genesi 6 si riferiva alla Stirpe di Set.

 

Ecco alcuni punti chiave da considerare riguardo il termine Elohim:

  • Plurale grammaticale: La forma “-im” alla fine della parola indica un plurale in ebraico.
  • Uso politeistico: In alcuni passi della Bibbia ebraica, “Elohim” è usato per indicare altre divinità (ad esempio, in Esodo 12, 12 o Deuteronomio 32, 17).
  • Plurale di maestà/eccellenza: Quando si riferisce al Dio di Israele, il termine è quasi sempre accompagnato da verbi e aggettivi al singolare, indicando che si tratta di una singola entità divina. L’uso del plurale in questo caso serve a esprimere la sua trascendenza e la sua potenza incommensurabile.
  • Traduzioni: Le traduzioni spesso rendono “Elohim” con il singolare “Dio” quando si riferisce al Dio di Israele, per riflettere l’intenzione monoteistica del testo in quei contesti. Tuttavia, la sua forma plurale e/o singolare rimane ancora oggi oggetto di dibattito tra teologi, biblisti e filologi.
  • Significato di base: La radice della parola “Elohim” è probabilmente “El”, che significa “potente” o “forte”. Quindi, “Elohim” potrebbe essere interpretato letteralmente come “i potenti” o “le potenze“, sottolineando ulteriormente la maestà divina del Dio di Israele e dei Suoi Figli.
  • Figli di Dio: In Genesi 6, “Benei Elohim” fu utilizzato per indicare gli Angeli o i Figli di Dio. Già a partire dal IV secolo la Chesa cattolica riconobbe negli esseri divini di Genesi 6 la santa stirpe di Set, rimasta tale fino alle vicende narrate nel sesto capitolo.

 

Conclusione

 

Gli Angeli che si unirono con le figlie degli uomini altro non sono che esseri divini, Benei Elohim, che generarono la stirpe ibrida a cui noi tutti oggi apparteniamo. Il termine figlio degli uomini indica proprio un individuo che discente sia da Set che da Caino

In conclusione, affermare cheElohimsignifica “dèi” o “deità” è corretto in alcuni contesti, ma quando si riferisce al Dio di Israele è più accurato interpretarlo come un plurale di maestà che esprime la sua unica e trascendente divinità. Nel caso di Genesi 6, allude agli esseri divini oggi considerati i Figli di Dio sopravvissuti fino ai tempi narrati nel sesto capitolo della Genesi mosaica. L’interpretazione che vedrebbe gli Elohim come “Angeli” non è più accettata, perché i Figli di Dio si unirono carnalmente alle figlie degli uomini, dimostrando di essere appartenenti alla realtà immanente.

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