L’ibridazione umana: un caso unico in natura

L'Anomalia immunitaria: Il pool genetico corrotto e la crisi autoimmune

Il sequenziamento del genoma dei Neanderthal (progetto guidato da Svante Pääbo) ha confermato che l’attuale popolazione Homo sapiens porta in sé la firma di eventi di introgressione arcaica, ovvero incroci avvenuti con specie ominidi ormai estinte. Dunque, evidenze dell’ibridazione umana. Il mondo accademico interpreta questo fenomeno come un banale trampolino evolutivo, un “benefico” scambio genico che avrebbe fornito al Sapiens moderni vantaggi adattativi (come la resistenza a nuovi patogeni o l’adattamento a climi freddi). La prospettiva dominante è che i vari tipi di Homo fossero sub-specie, e l’ibridazione fosse un normale processo di anagenesi evolutiva.

La protologia, tuttavia, solleva un interrogativo inquietante: se l’ibridazione in natura fra sottospecie non rappresenta un grave problema, perché l’ibridazione umana tra sottospecie profondamente diverse e meno evolute rispetto al sapiens è stata, invece, presentata come l’unica eccezione che ci ha inspiegabilmente rafforzato? Siamo di fronte a una fortunata anomalia, o a una caduta ontologica il cui segno è impresso nel nostro stesso DNA? Se fosse avvenuta un’ibriazione tra specie diverse in un modo unico e irripetibile, molte cose che riguardano la natura umana troverebbero un senso.

I. Divergenza biologica vs. Ibridazione patologica: La legge violata

 

L’analisi comparativa tra la divergenza biologica (la speciazione naturale) e l’ibridazione umana evidenzia una netta rottura con le leggi della biologia evolutiva.

1. La Regola della Divergenza (Modello Orso)

 

 

Specie come l’orso (Ursidae) mostrano una divergenza filetica graduale. Il Protorso ancestrale ha dato vita, nel corso di milioni di anni, a sottospecie perfettamente adattate (es. orso bruno, orso polare) attraverso micromutazioni vantaggiose.

2. L’Anomalia dell’ibridazione umana

 

Varianza morfologica estrema: A differenza di altre specie, l’uomo mostra una disarmonia fenotipica sproporzionata (siamo tutti estremamente diversi per stazza e proporzioni), che non corrisponde a un disegno genetico ottimizzato

 

L’uomo non segue questa regola. L’ibridazione umana – che la protologia identifica come il risultato della mescolanza tra i Figli di Dio (stirpe incorrotta e perfetta) e una stirpe inferiore o “animale” (l’evento archetipico di Adamo e Lilith e dei cainiti) – ha prodotto un genoma in conflitto, i cui segni sono inappellabili.

II. L’Anomalia Immunitaria: La firma del genoma corrotto

 

Un pool allelico (o genico) eccessivamente vasto in una specie indica un’ibridazione, perché testimonia l’introgressione di codici genetici da un altro pool (una specie diversa), superando la normale variabilità che la selezione naturale riesce a “ripulire”. Questo si traduce in un alto carico mutazionale deleterio e in una disorganizzazione genomica (malattie autoimmuni), firme di un matrimonio genetico forzato tra specie distinte

 

La prova più schiacciante della natura unica e patologica dell’ibridazione umana è il nostro pool genetico e la crisi immunitaria che ne deriva.

1. Il pool allelico sprecato

 

Homo sapiens possiede un pool allelico (l’insieme di tutte le varianti genetiche) di dimensioni eccezionali per una singola specie. La logica evolutiva vorrebbe che un pool così vasto conferisse una robustezza e un vantaggio immunitario universale. Invece, la sua conseguenza è opposta:

2. La Crisi Autoimmune: La guerra civile genica

 

La diffusione endemica delle patologie autoimmuni (il sistema immunitario che attacca il “Sé”) è la firma di un genoma in conflitto interno, dove codici genetici di stirpi diverse si combattono a livello cellulare

 

Il picco di diffusione delle Patologie Autoimmuni (es. Sclerosi multipla, Artrite reumatoide) è il fenomeno biologico che la scienza non riesce a spiegare in modo soddisfacente in termini di sola evoluzione.

 

III. Dalla biologia all’ontologia: La perdita del modello

 

La concupiscenza è la diretta conseguenza ontologica dell’ibridazione umana, rappresentando la sintesi degli istinti bestiali e delle ferite del peccato originale. È il segno impresso nel genoma malato, che spinge l’uomo a una ricerca distorta e disordinata del benessere, oltre che alla mancanza di una relazione con Dio. L’uomo, così, appare come un essere con una doppia natura: una incline al Bene e un’altra al Male

 

La conseguenza di questo genoma in conflitto si estende oltre la sfera immunologica e tocca l’essenza stessa dell’esistenza umana, il comportamento, gli istinti che ci condizionano e ogni altro aspetto della nostra vita.

 

Conclusione: ibridazione umana

 

L’ibridazione umana, lungi dall’essere un’evoluzione fortunata, è la traccia ineliminabile della Caduta Protologica. Il nostro stesso corpo, con le sue disarmonie e le sue malattie genetiche ed autoimmuni, è la prova che siamo il frutto di un codice in conflitto interno. Questa condizione di “guerra civile genica” non è solo medica, ma archetipica. L’uomo ricerca una perfeazione delle forme, il benessere assoluto e una condizione umana armonica che semplicemente non appartiene all’Homo sapiens. Cioè, ai figli degli uomini. Fino a quando l’uomo non conoscerà il male che l’affligge non potrà ricevere una diagnosi. E quella non può che offricerla Dio.

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