La libertà di pensiero e la religione non sempre sono andate d’accordo. Interessarsi di protologia, ovvero del mistero delle origini, richiede una cosa importante: sapersi mettere in discussione anche laddove molti cristiani non oserebbero farlo. La ricerca della Verità, nella consapevolezza che Dio parla a tutti e non ha limiti comunicativi, deve fare parte della forma mentis di chiunque vuole capire fino in fondo la Storia della Salvezza: dalla caduta di Adamo fino a Gesù Cristo. Ma la conquista della libertà di pensiero è, invero, assai recente per la storia dell’uomo. E spesso ad ostacolare tale conquista stiamo stati proprio noi cristiani.
La religione non ammette il pensiero critico?

Brutto dirlo, ma la maggior parte delle religioni, cristianesimo incluso, non ammette la libertà di pensiero: quel viaggio verso la Verità che è diverso per ogni persona. Anche le religioni orientali, buddismo incluso, non ammettano che si oltrepassino i paletti stabiliti dalla Tradizione, dall’autorità, dal Magistero o dalla comunità. La Chiesa cattolica non è stata da meno, creando così un antagonismo con il pensiero laico che, presto, si è trasformò in laicismo: un atteggiamento che propugna la completa indipendenza e autonomia dello stato nei confronti di qualsiasi confessione religiosa gerarchicamente organizzata. Questo perché la Chiesa ha sempre combatutto eretici veri e presunti in modo a dire poco verace. Ha anche mandato sul rogo persone che poi sono state riconosciute sante e, vietando ai fedeli il confronto sulla parola di Dio, ha contriubito alla nascita di diverse società segrete come la Massoneria moderna. E il Nemico ha preso la palla al balzo e ha fatto sue molte di quelle persone che mal sopportavano la Chiesa cattolica per le sue continue ingerenze. Anche l’Indice dei libri probiti, che ha condannato opere letterarie profondamente cristiane, belle e moralmente giuste, non aiutò in tal senso. Invece capolavori del calibro de I miserabili furono condannati come libri “sconsigliati” dalla Chiesa cattolica. E leggere tali testi comportava la condizione di peccato mortale. Invece per me I miserabili di Victor Hugo fu indispensabile per il mio discernimento come cristiano. E ringrazio papa Paolo VI per aver abrogato l’Indice dei libri proibiti.
Liberi di pensare

«Disapprovo totalmente ciò che dici e difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo»
E Voltaire continua:
«È solo per un eccesso di vanità ridicola che gli uomini si attribuiscono un’anima di specie diversa da quella degli animali.»
Per anni negli ambienti cattolici la figura di Voltaire mi è stata mistificata, ma rileggendo adesso il suo pensiero, pur non conddivivendolo del tutto, non posso che stimarlo come filosofo e saggista. L‘uomo deve aderire alla Verità per libera scelta, consapevole che anche Dio ci vuole liberi pensatori.
E se sbagliamo? ~ Alcuni cristiani si chiedono…
Se avete paura del giudizio di Dio significa che state vivendo male la fede. Dio non punisce chi cerca con cuor sincero la Verità.
Il Giudizio di Dio

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.» ~ Matteo 7, 1-2
Dio non giudica, ma si limita ad entrare nella nostra realtà, illuminandola e mostrandoci ciò che non vogliamo riconoscere come un errore. Del resto lo diceva anche il grande don Guido Bortoluzzi:
Dio non castiga, Dio promuove o non promuove. La non promozione è già un castigo, ma non viene da Dio.
Coloro che rifiutano la Verità, fossero anche dei cattolici praticanti, semplicemente non verranno promossi a Figli di Dio. Il giudizio, come come spiegato da Gesù in Matteo 7, 1-2, sarà lo stesso con cui noi abbiamo giudicato gli altri. L’essere cristiani comporta grandi responsabilità, perché se facciamo come i farisei, che per difendere la Tradizione uccisero il Figlio prediletto di Dio, ci possiamo macchiare di grandi colpe in nome della “nostra verità”, pur avendo buone intenzioni.
Fraintendere l’obbedienza

Pur riconoscendomi cattolico e credendo nei dogmi cattolici, non ho paura di affermare che l’obbidienza va solo a Dio e non ad un’istituzione. Riconoscendo nella Chiesa di Dio la Verità, obbedisco se ciò che mi viene chiesto è in accordo con il buon senso. Sentedomi unito ai miei fratelli in Cristo, mi sento parte del corpo di Cristo. Ma questa obbedienza non è mai per il Papa, il Magistero o per il clero. Obbedisco alla Verità incarnata: Gesù Cristo. Ecco perché alcuni santi, pur obbedendo a Dio, furono osteggiati o perseguitati in modo spietato dalla Chiesa, se non addirittura condannati a morte. L‘obbedienza non è mai cieca, ma richiede discernimento. E quest‘ultimo richiede che la fede avanzi di pari passo con il dono della ragione. Quando questo non succede, siamo anche noi pronti a scagliare le pietre su coloro che riteniamo in grave errore. Anche noi, in un modo diverso, urliamo:
«at illi succlamabant dicentes crucifige crucifige illu!»
La voce di Cristo
Come fa notare il Catechismo della Chiesa cattolica, la Sacra Scrittura chiama «obbedienza della fede» questa risposta dell‘uomo a Dio che rivela. Obbedire nella fede è sottomettersi liberamente alla parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la verità stessa. Nel momento in cui entriamo in relazione con la Verità, cioè con Dio, anche se il resto dei cristiani non comprende il nostro agire, noi obbediamo all’Altissimo pur mettendoci a rischio rispetto il nostro prossimo. Questo perché, come dice Gesù:
«Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» ~ Giovanni 18, 37
E anche un non cristiano può difendere la Verità e morire per essa, guadagnadosi la vita eterna.
La verità è relazione con Dio

Molti cristiani che non accettano chi cerca di capire cose che ancora non fanno parte del bagaglio dottrinale della Chiesa cattolica o del Cristianesimo, hanno pressoché due obbezioni a cui ricorrere. La prima è quella che secondo il Concilio Vaticano I la Rivelazione sarebbe chiusa, ma abbiamo già dimostrato quanto ciò sia falso. È la stessa Sacra Scrittura a smentire il Concilio. L‘altra obbezione vorrebbe far coincidere la ricerca della Verità come un comportamento gnostico: vale a dire far coincidere la salvezza con la conoscenza. E coloro che cercano la Verità al di fuori del CCC sarebbero presunti gnostici. In realtà chi cerca la Verità cerca Cristo, entrando in relazione con Lui, proprio come afferma Gesù in Giovanni 18, 37. Mentre nella gnosi la verità è scollegata dalla relazione con Dio. Del resto la mistica cristiana dimostra quanto sia importante ascotare direttamente Dio, obbendendo prima a Lui di chiunque altro.
Un esempio
Possiamo fare un esempio pratico: se i tre pastorelli di Fatima avessero obbedito al parroco e al vescovo, ignorando quanto aveva da dire la “bella Signora”, oggi la Madonna di Fatima non sarebbero nota a nessuno. E non entro nella diatriba riguardo al Terzo Segreto, perché meriterebbe un articolo dedicato.
Conclusione
L’idea che l’intero mondo dei fedeli cattolici credino tutti, nel medesimo modo, nella Dottrina cattolica è pressoché una pretesa utopica e partenalistica. Soprattutto oggi, con una società in parte relativista e in parte profondamente fluida nella sua religiosità. Questa “fluidità” non è necessariamente un problema se vista come conseguenza di una crisi del Cristianesimo che non è più capace di argomentare seriamente la Storia della Salvezza. Dunque, è uno sprono a cambiare il linguaggio e migliorare l‘approccio con l‘evengalizzazione. Coloro che, come dei boomer, pretendono di seguire ciecamente ciò che propone la gerarchia ecclesiatica senza e senza ma, in realtà si rivelano persone profondamente insicure, spesso profondamente sentimentaliste e poco razionali, che più del rapporto con Dio cercano l’idolo della sicurezza. In questo tipo di persone ciò che prevale non è la ricerca della Verità, ma lo scrupolo nei confronti di Dio. In pratica, adorano un demiurgo cattivo.